Creme solari: occhio al PAO

La tintarella di luna ormai non è più di moda (forse da secoli), quasi tutti preferiscono quella di sole sostituita spesso, soprattutto in inverno, dalla tintarella di lampade, lettini ed autoabbronzanti.
Non si può negare che un “bel viso colorito” sia sinonimo di bellezza ed anche (almeno apparentemente) di salute.
Ma per massimizzare i benifici effetti dell’esposizione al sole, minimizzando quelli negativi, è necessario utilizzare protezioni solari efficaci e adatte alle caratteristiche della propria pelle.

È vero, i solari costano, ma più che semplici cosmetici andrebbero considerati alle stregua dei “dispositivi di protezione della pelle”.
Quando arriva l’estate e ci si espone timidamente ai primi raggi solari, è sempre forte la tentazione di utilizzare la crema protettiva che è avanzata dall’anno prima.
Risparmiare, evitando sprechi, può essere una buona motivazione.
Tuttavia, non si può ignorare il simbolo PAO (period after opening) indicativo del tempo massimo di vita della crema successivamente alla sua apertura.
Tale simbolo è composto da un contenitore aperto (vedi foto) con indicato all’interno oppure accanto un numero seguito dalla lettera M che è l’iniziale della parola “mese” in numerose lingue europee (es. month, mois, mes, monat, maand, ecc.).  Continua a leggere



Occhio agli occhiali da sole

Quando seguire la moda fa perdere di vista l’obiettivo salute.

Con l’arrivo della bella stagione, finalmente il sole si concede per più ore al giorno ed aumenta la voglia di stare all’aria aperta e di abbronzarsi. Purtroppo, però, il sole non ha soltanto effetti benefici (es. stimola la produzione di serotonina e di endorfine, sostanze che migliorano l’umore; migliora la densità delle ossa; è un ottimo alleato nella cura di alcune malattie della pelle), ma anche effetti negativi a breve e lungo termine (dall’eritema al melanoma cutaneo).
Per questo motivo è molto importante “attrezzarsi” affinchè l’esposizione ai raggi solari sia soltanto un piacere e non anche una sofferenza.

Oltre a munirsi di creme protettive ed indossare cappellini con visiera larga ed abiti in tessuti leggeri e traspiranti, è necessario mettere sempre gli occhiali da sole originali, certificati col marchio Ce ed adeguati alle proprie esigenze e caratteristiche personali.
La loro funzione primaria è quella di proteggere gli occhi principalmente dai raggi Uv e dai raggi blu che possono provocare gravi disturbi alla cornea, al cristallino o alle palpebre, ma anche quella di riparare dal vento, dalla sabbia e dall’acqua salata. Di conseguenza considerarli dei semplici accessori di moda è quantomeno riduttivo, dal momento che la normativa europea (Direttiva 89/686/Cee), così come quella italiana (D.Lgs. n. 475/92), li definiscono DPI ovvero “dispositivi di protezione individuale”, in quanto servono per salvaguardare chi li indossa da rischi per la salute e la sicurezza, in particolare dall’azione lesiva dei raggi solari. Continua a leggere



La moda che fa bene all’ambiente e alla salute

Tessuti biodegradabili, filati misti, materiali di riciclo, coloranti naturali: chi l’ha detto che sono solo per chi ama lo stile sportivo, casual e informale?
Sono sempre di più, invece, le case di moda e gli stilisti impegnati sul fronte ambientale che propongono abiti, scarpe ed accessori eleganti e di tendenza realizzati con tessuti naturali. Insomma, sta prendendo piede la c.d. moda eco-chic.

L’ecologia applicata al tessile significa: Continua a leggere



Coloranti: quando si mangia con gli occhi

La maionese è gialla, la coca cola marrone, lo yogurt alla fragola e il succo d’uva sono rossi, il the verde e il gelato al pistacchio sono verdi, i gamberetti sono rosa.
Quando si tratta di mangiare, anche l’occhio vuole la sua parte. Nell’immaginario collettivo, infatti, ogni alimento deve avere il suo colore, altrimenti non è buono o non è fresco.
In realtà, non è sempre così, anzi, per i prodotti industriali le tonalità forti generalmente sono indice non tanto di freschezza, quanto di una considerevole presenza di coloranti. Continua a leggere



Biobanche: il cordone ombelicale è un bene prezioso

Il cordone ombelicale che lega la madre al bimbo fino alla nascita, viene spesso e per “tradizione” considerato un rifiuto da gettare via dopo il parto. In realtà, il sangue contenuto al suo interno è ricco di cellule staminali, cellule molto “preziose” in quanto dotate di un alto valore terapeutico.
Grazie alla loro capacità di autorigenerarsi e differenziarsi in altri tipi come cellule del sangue, del tessuto osseo, nervose, cerebrali, muscolari, le cellule staminali sono da tempo utilizzate per la cura di malattie gravi come leucemie, linfomi, mielomi, anemie, talassemie, neoplasie e disordini del sistema immunitario. La moderna ricerca scientifica sta poi esplorando nuovi percorsi terapeutici: sembra che in futuro queste cellule potranno essere utilizzate anche per la cura di altre gravi patologie, come tumore al seno, sclerosi multipla, Alzheimer e morbo di Parkinson, nonché per la rigenerazione dei tessuti, dalla pelle al tessuto osseo, fino a quello cardiaco e cerebrale.

Per questi motivi “la conservazione del sangue da cordone ombelicale rappresenta un interesse primario per il Servizio sanitario nazionale” (art. 1 Decreto Ministeriale del 18 novembre 2009).
La raccolta del sangue è indolore e viene eseguita esclusivamente da personale ostetrico specializzato. La tracciabilità delle sacche è garantita mediante un sistema di etichettatura con codici a barre. Le unità di sangue raccolte vengono poi sottoposte ad un processo di separazione cellulare e, infine, congelate per la conservazione.

Cosa prevede la legge italiana Continua a leggere



Abiti economici ma taroccati

 

Si è tenuto ieri presso il Circolo del Commercio di Corso Venezia a Milano l’incontro conclusivo del progetto “Rendiamoci conto”, realizzato dalla Casa del Consumatore e da altre associazioni di consumatori con il contributo del Ministero dello Sviluppo Economico.

Nel corso dell’incontro la Casa del Consumatore e Assosecco hanno presentato i risultati dei test fatti effettuare su capi d’abbigliamento di basso costo acquistati in esercizi commerciali e mercati rionali di Milano e Genova.

Le prove, effettuate dal Centro di ricerca tessile Stazione Sperimentale per la Seta, hanno riservato delle belle sorprese.

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