Liberalizzazioni: è tutto oro quel che luccica?

Liberalizzare il mercato significa aprirlo e favorire la concorrenza. Così ci insegna (e ci impone) l’Europa. Ma in Italia le liberalizzazioni come stanno andando?
Avete notato quanto sono scesi i prezzi dei taxi? È merito della liberalizzazione! E l’energia elettrica? Riuscite a capire qual’è l’offerta migliore? Sapete cos’è la componente “energia” della bolletta? Non vi preoccupate, oggi si può scegliere, grazie alla liberalizzazione! Allo stesso modo possiamo farci fare lo sconto dagli avvocati sulle loro tariffe… ma ci riusciremo o ce la fanno solo grandi clienti, come banche e assicurazioni? Tranquilli, anche il mercato dell’assistenza legale è liberalizzato!!
Nella telefonia poi, dormiamo pure sonni tranquilli, perché in Italia il mercato è liberalizzato! Peccato però che non riusciamo a comparare le offerte delle varie compagnie, le offerte cambiano ogni tre mesi e tra scatti alla risposta, tariffazioni al minuto o al secondo, o a quarti d’ora, alla fine non ci capiamo più nulla. In America, più fortunati di noi, pagano il telefono la metà di noi e possono comparare le offerte, perché sono espresse in mero costo al secondo…
C’è poi la questione delle offerte. Prendiamo ad esempio i conti correnti bancari: anche questo è un mercato liberalizzato (oggi si può cambiare banca senza spese di chiusura conto). Ma l’offerta che ci viene sottoposta ha senso se poi può essere cambiata in qualsiasi momento con una semplice comunicazione? E dalla pubblicità ci è chiaro che le condizioni evidenziate a caratteri cubitali durano solo qualche mese?
Quest’ultimo è forse l’aspetto che più lascia perplessi delle nuove conquiste liberalizzate.
O dedichiamo la nostra vita a valutare ogni mese le nuove offerte telefoniche, di gas, elettriche, bancarie, assicurative (e chi più ne ha più ne metta), oppure ci troveremo imprigionati in uno specchietto per le allodole che ci ha allettati inizialmente, ma poi si è scordato di noi. Le tariffe cambiano, le offerte svaniscono e alla fine non riusciamo neppure più a capire se ci stiamo guadagnando o perdendo. Nel frattempo invidiamo gli altri che aderiscono ad offerte sempre più allettanti, ma noi non possiamo che fare gli spettatori, perché dovremmo di nuovo impazzire a cercare l’offerta migliore, sempre ammesso che il contratto da mille clausole che abbiamo firmato ce lo permetta…
Un esempio lampante è dato dal fenomeno delle chiavette internet: mese dopo mese le compagnie telefoniche si combattono con offerte sempre più basse e con connessioni sempre più veloci. Verrebbe però da non comprarle mai, perchè appena decidiamo, rischiamo di sottoscrivere un contratto che (in barba alle liberalizzazioni Bersani) ci vincola per anni, anni che passeremo a guardare i nostri amici che navigano più veloci di noi e spendono la metà!
È un fenomeno simile a quello dei computer. Quando lo comprate, assicuratevi che costi poco e si rompa facilmente, perché intanto non serve a niente che duri, visto che dopo pochi anni (o mesi?) possiamo anche buttarlo perché non ci gira più un programma e non riusciamo neanche a navigarci in internet. Il prezzo poi è pura fantasia, perché tra sei mesi un oggetto che ha prestazioni doppie al nostro costerà lo stesso prezzo.
Insomma, eravamo più contenti quando la benzina costava uguale da tutti i benzinai oppure ora che ci pubblicizzano sconti centesimali (o addirittura millesimali, perché nel settore dei carburanti, unico, esistono anche i millesimi…), come se si trattasse di grandi guadagni.
Erano migliori i tempi della Sip o quelli del mercato di oggi? Chi ci ha lavorato, ne parla come i reduci del Vietnam che sentiamo nei film americani: se c’è una cosa che il mercato della telefonia mi ha insegnato…
Per finire: lo sapete che termini vengono usati dall’Autorità per l’Energia Elettrica per definire  il mercato non liberalizzato? “maggior tutela” o “salvaguardia”. Ma allora chi passa al mercato libero è in pericolo?

In Italia benzina e diesel tra i più cari al mondo


Era già emerso da una indagine del Financial Times e  i dati forniti dal sito tedesco benzinpreis.de lo confermano: il prezzo della benzina verde in Italia è al 98° posto su 117 paesi rilevati, mentre nel diesel riusciamo a fare ancora peggio, piazzandoci al 106° posto su 113.
Deprimente è rilevare che mentre in Italia la benzina naviga sull’euro e trenta al litro, in Egitto costa 0,24, in Russia 0,60 e in Spagna 0,97. Peggio di noi fanno solo alcune isole e certi paesi nordici, come Danimarca e Finlandia.
Nel diesel è ancor peggio, visto che il trend che si sta affermando in Italia è dell’appiattimento del prezzo dei due carburanti (meno male che almeno i motori diesel consumano comunque meno litri…).
Diversi sono i fattori che determinano questo pessimo risultato in danno ai consumatori italiani. Le cause che spesso si invocano le più svariate. Elenchiamone alcune, seguite da qualche considerazione in merito.
Il benzinaio ci guadagna troppo: ci risulta che in Italia i gestori di impianti abbiano dei margini di guadagno molto risicati, quindi la colpa non è da addebitarsi a loro, o comunque il loro margine non è tale da incidere significativamente sul prezzo del carburante.
Vero è però che la rete distributiva in Italia delle compagnie petrolifere continua ad essere troppo costosa e, indirettamente, a favorire prezzi elevati dei carburanti.
In Italia non c’è effettiva concorrenza tra compagnie petrolifere: a nostro avviso questo è vero, perché i prezzi sono sempre sostanzialmente allineati e perché manca in Italia, a differenza di altri paesi quali la Francia, una effettiva concorrenza da parte delle pompe di benzina “indipendenti” e dei supermercati, che sono ancora troppo poche. 
Il prezzo dei carburanti non è al passo con quello del petrolio: anche questo è vero, anche se in taluni (rari) momenti, il diverso andamento è stato a beneficio della benzina. Non si può tuttavia non rilevare come oggi il prezzo del petrolio al barile sia circa pari a quello dei primi mesi del 2006. Allora benzina e diesel costavano in Italia circa lo stesso prezzo che costano oggi… però il cambio euro/dollaro era 1,20 mentre oggi è 1,40: non si comprende perché non ne benefici il prezzo dei carburanti.
In Italia imposte e accise sono troppo elevate: anche questo è vero: le imposte e accise superano la metà del prezzo che paghiamo alla pompa. I carburanti continuano a soffrire di un’imposizione troppo pesante, anche per  “motivazioni” che ormai ricordano solo i nostri nonni (o i loro genitori): le guerre di Abissinia ed Etiopia, la crisi di Suez, il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze, i terremoti del Belice e dell’Irpinia…
Questo avviene in Italia: in altri paesi, invece, è lo stato a farsi carico di parte del costo del carburante, in aiuto dei propri cittadini: paese che vai, usanza che trovi…