Impatto della crisi sulle abitudini di risparmio e consumo delle famiglie

Negli ultimi dieci anni il comportamento degli italiani si è rivelato piuttosto legato al consumo e finalizzato alla ricerca del benessere immediato, anziché ancorato al risparmio per il futuro.
Tale circostanza, con l’esplosione della crisi, ha evidenziato la vulnerabilità delle famiglie italiane, sebbene le condizioni del resto del mondo risultino in generale peggiori.
Ricordiamo che prima dell’attuale crisi, negli Stati Uniti il 25% delle famiglie americane deteneva quasi il 90% della ricchezza complessiva, contro il 71% delle famiglie italiane.
Nelle famiglie meno abbienti il dato è drammatico: il 20% delle famiglie americane non detiene ricchezza (circa l’1% in Italia). *(Fonte: Banca d’Italia, Servizio Studi n. 501).


L’etica protestante era alla base del capitalismo contemporaneo. Tuttavia, quando questo si fonda soprattutto su incentivi materialistici ed edonistici, il perseguimento della ricchezza, senza il sostegno della morale protestante, perde ogni connotazione religiosa ed etica.
Questa osservazione di Max Weber spiega la degenerazione della forma dell’attuale capitalismo-consumistico.

Negli ultimi dieci anni, si è assistito, da una parte, al continuo aumento delle famiglie consumatrici che ricorrono al credito mediante accensione di prestiti al consumo ovvero di mutui a lungo periodo. Dall’altra parte, conseguentemente, si può notare la continua erosione della capacità di risparmio delle stesse famiglie consumatrici. Capacità che si riflette sulla quota del reddito disponibile da destinare al risparmio.
Il risparmio stesso è elemento non più stabile. Infatti lo stock di risparmio è in continuo ridimensionamento sia rispetto al PIL, sia in termini assoluti, nonostante nel 2008, in seguito alla crisi, si sia stabilizzato.
I consumi, alimentati dalla finanza, erano il vero motore della produzione. Una volta crollata la finanza, sono implosi i consumi ed il sistema produttivo, provocando un conseguente aumento della disoccupazione.

L’elemento demografico incide sul comportamento dell’individuo senza figli, il quale ovviamente, non avendo responsabilità di genitore, non si sacrifica per la propria discendenza ma ricerca esclusivamente la sua rendita ed il suo benessere personale.
L’imperante etica-edonistica, esaltata dai mass-media, stimola bisogni effimeri, determinando incapacità di soffrire e quindi di risparmiare.
Allo stesso tempo, l’imbarbarimento della cultura vanifica l’educazione. Videogiochi e prodotti high-tech attivano principalmente circuiti neurali limbici emotivi causando nelle giovani generazioni incapacità elaborativa.
Inoltre l’assenza di regole certe genera un senso di disagio ed una conseguente spinta verso i consumi propri di uno stile di vita ancorato solo al presente.

Ne deriva non solo una diminuzione della propensione al risparmio, con conseguente indebitamento, ma anche una diminuzione dello stock di risparmio accumulato in età giovanile oppure ereditato dalla generazione precedente.
In particolare il ricorso al debito avviene sempre mediante rimborso a rate, nella speranza di un aumento futuro del reddito disponibile, o comunque postergando il sacrificio di risparmio.
Questo comportamento è stato ampiamente studiato: si trasferisce al futuro un fatto certo negativo quale pagare un debito, correlato con un evento incerto positivo quale l’aumento del reddito, o con un evento certo negativo come il sacrificio delle privazioni del risparmio. L’effetto è, comunque, quello di rinviare l’evento negativo.

Sono le classi meno abbienti le più sensibili al consumo: ne è la riprova il loro indebitamento.
Il problema per queste classi risiede, infatti, nella possibilità di ottenere il soddisfacimento di desideri quali telefono cellulare, automobile, vestiti alla moda, vacanze nei paesi tropicali, casa di proprietà, desideri percepiti oramai come bisogni.
Il modello di crescita del consumo, correlato alla ricerca del benessere, conduce le fasce più deboli del paese in una condizioni di povertà, dovuta anche all’indebitamento contratto in precedenza il quale, producendo interessi, brucia gran parte del reddito disponibile per rimborsare il capitale preso a prestito, relegando quindi tali categorie in una condizione di indigenza e di tensione sociale.
La crisi in atto, come ricordato, ha evidenziato la vulnerabilità delle famiglie più o meno abbienti. L’incertezza sul futuro, e in particolar modo sulle prospettive di lavoro, ha inciso e continuerà a determinare una contrazione dei consumi. I dipendenti nel pubblico impiego e le loro famiglie consumatrici presentano valori stabili. Gli incentivi nel settore auto e le politiche sociali effettuate dal Governo in merito agli ammortizzatori sociali hanno arrestato il crollo della produzione industriale legata al comparto ed hanno agito quale stimolo di fiducia nelle classi lavoratrici del settore privato.
I risparmiatori, sempre meno propensi ad investire in prodotti finanziari ad alto rischio, si sono orientati verso un reddito minore ma fisso, preferendo in particolare obbligazioni bancarie e depositi. Questo ha permesso alle banche di aumentare la raccolta e sostenere gli impieghi e quindi nel complesso di stabilizzare il sistema finanziario ed il credito.

I primi segnali di normalizzazione e di prospettiva di ripresa sono esaltati dai media al fine di ripristinare la fiducia dei consumatori.
Se i sogni sono necessari all’equilibrio dell’uomo i Governi dei vari Paesi li hanno alimentati: “…Questo è il nostro tempo, il tempo per rimettere al lavoro il nostro popolo e spalancare le porte delle opportunità per i nostri figli; per riportare prosperità e promuovere la pace” ha ricordato il Presidente degli Stati Uniti.
E questo alimentare il sogno e la nostra fantasia è alla base dell’equilibrio di ogni generazione; ma gli squilibri demografici, ambientali ed economici purtroppo proseguiranno.

Gianluigi Longhi, Responsabile nazionale Credito e Servizi “La Casa del Consumatore”

Con il contributo della Direzione Generale Commercio, Fiere e Mercati della Regione Lombardia: la Direzione promuove e sostiene, nell’ambito dei propri programmi d’intervento, iniziative di tutela dei consumatori e degli utenti.
Per informazioni è possibile consultare il sito internet
www.commercio.regione.lombardia.it.

Una risposta a “Impatto della crisi sulle abitudini di risparmio e consumo delle famiglie

  1. Forse conviene aggiornare l’articolo. La crisi ha cambiato gli italiani, che sono diventati più razionali. Sono stati creati tani siti e app per fare la spesa (come questo: http://www.mondovolantino.it ) e ora la gente è molto più informata e consapevole. Per ciò anche con la crisi molti sono riusciti ad andare avanti senza rinunciare e con risparmio.

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