Pagamenti elettronici: obbligo del POS e diritti dei consumatori

Negli ultimi anni l’Italia ha fatto grandi passi avanti nell’adozione dei pagamenti elettronici, rendendo sempre più comune nelle attività commerciali l’utilizzo del POS (acronimo dall’inglese Point of Sale, “punto di vendita”). L’obbligo di disporre di un POS per garantire l’accettazione di pagamenti elettronici su richiesta del cliente da parte di esercenti e liberi professionisti è stato introdotto in passato, ma solo successivamente reso obbligatorio con una serie di sanzioni per gli inadempienti. Può però capitare che un punto vendita si dichiari “impossibilitato” ad accettare pagamenti elettronici per svariati motivi. Come comportarsi in questo caso? Quali sono i diritti dei consumatori?

La normativa che stabilisce l’obbligo di accettare pagamenti elettronici tramite POS si applica a tutti gli esercizi commerciali, compresi bar, ristoranti, negozi al dettaglio, ma anche ai liberi professionisti come medici, avvocati, e commercialisti che forniscono servizi. Inoltre, l’obbligo riguarda anche gli artigiani e i lavoratori autonomi che vendono beni o servizi.
L’obbligo di POS era già presente nel 2012 con il Decreto Crescita 2.0 (Decreto-legge 179/2012, articolo 15, comma 4) poi successivamente, con il Decreto PNRR 2 del 6 novembre 2021 contenente disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) convertito con modificazioni dalla legge del 29 dicembre 2021, n. 233 ed entrato in vigore il giorno successivo, vennero introdotte sanzioni per chi si fosse rifiutato di accettare pagamenti elettronici, stabilendo il 30 giugno 2022 come data dell’avvio delle sanzioni
Questa misura è stata introdotta per combattere l’evasione fiscale e favorire la tracciabilità delle transazioni, contribuendo così alla trasparenza economica e alla lotta all’economia sommersa (espressione utilizzata per indicare quell’insieme di attività economiche che sfuggono a ogni rilevazione statistica e a ogni controllo fiscale).

Che cosa bisogna fare, però, se un consumatore si trova di fronte a un esercizio che si rifiuta di accettare pagamenti elettronici o che dichiara di non essere in grado di farlo?
Intanto, il consumatore ha il diritto a segnalare la situazione a una Associazione per la Tutela dei Consumatori o direttamente all’Agenzia delle Entrate. Inoltre, ha il diritto di richiedere il rispetto della legge, con la possibilità di intervento delle autorità competenti.
Sono però da differenziare i comportamenti da mettere in atto, a seconda della ragione per cui il pagamento elettronico non viene accettato: infatti, se un esercizio commerciale dimostra di essere impossibilitato ad accettare pagamenti elettronici per problemi tecnici o altre ragioni di cui può essere dimostrata la validità, il consumatore può optare per il pagamento in contanti o con altri mezzi di pagamento accettati dall’esercente. Tuttavia, è importante che l’esercente fornisca una spiegazione chiara e documentata della situazione e offra alternative accettabili per il pagamento.
Invece, in caso di rifiuto ingiustificato da parte dell’esercente, il consumatore può rinunciare al servizio. Inoltre, in caso di violazione dell’obbligo di accettare pagamenti elettronici, l’esercente può essere multato dalle autorità competenti e, se la situazione lo richiede, le forze dell’ordine possono essere informate per intervenire e garantire il rispetto delle normative vigenti.

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