Indicazione del Paese di origine: da quest’anno obbligatoria anche per frutta secca

A partire dal 1° gennaio 2025, è entrato in vigore il il Regolamento Delegato UE 2023/2429, che impone l’obbligo di riportare l’indicazione del Paese di origine sull’imballaggio esterno di alcuni prodotti ortofrutticoli trasformati. Tra questi rientrano frutta seccafrutta a guscioverdura in busta, ed ancora banane maturate all’interno dell’Unione Europea, funghi non coltivati, zafferano capperi. Tuttavia, la normativa non si applica alla frutta secca utilizzata in prodotti trasformati, come dolci e creme!

Scopriamo tutto quello che bisogna sapere

Il Regolamento stabilisce, inoltre, che l’indicazione del Paese di origine debba essere riportata con caratteri visibili e più grandi rispetto a quelli usati per il Paese di imballaggio o di spedizione. In aggiunta, viene vietato l’uso di termini che suggeriscono una qualità superiore, come “premium” o “superior“. Viene meno, così, ogni rischio di confusione o inganno per il consumatore.
Il Regolamento mira a fornire strumenti informativi necessari per compiere scelte di acquisto consapevoli. Ma quali sono le ragioni per cui si dovrebbe prestare tanta attenzione al Paese di origine dei prodotti alimentari che si consumano abitualmente?

Sotto questo profilo, è importante considerare che gli standard tecnici per la sicurezza alimentare richiesti dall’Unione Europea sono decisamente più stringenti rispetto a quelli di altri Paesi. Un chiaro esempio è rappresentato dalle regole inerenti l’uso dei pesticidi. Infatti, alcuni pesticidi vietati in Europa sono ancora utilizzati in molti Paesi dell’America o di altri continenti, dove peraltro sono stabiliti limiti di residui più tolleranti rispetto a quelli fissati dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.
Dalla più recente Relazione annuale sul Sistema di Allarme Rapido per Alimenti e Mangimi (RASFF) -uno strumento attraverso cui è possibile scambiare informazioni all’interno dell’Europa sui rischi per la salute inerenti al cibo- è emerso che delle 415 segnalazioni effettuate dall’Italia oltre l’11% hanno riguardato frutta a guscio proveniente soprattutto da Turchia, Iran, Stati Uniti, Pakistan e Cina.

Da ciò ne consegue che il Regolamento in questione rappresenta un importante passo avanti per garantire i più alti livelli di trasparenza per i consumatori, ma l’ambizione è che in futuro l’indicazione del Paese di origine sia presente su tutti il prodotto alimentare: attualmente, per esempio, manca ancora l’obbligo di indicazione della provenienza per la frutta presente nelle marmellate, per il grano impiegato nel pane o per i legumi in scatola.