Manca ormai poco all’assalto ai negozi previsto per i saldi estivi.
Attenzione però: la differenza tra occasioni e fregature è molto sottile.
Per valutare la convenienza di un possibile acquisto è necessario prendere in considerazione una serie di elementi non meno importanti del prezzo, ad esempio:
– il tipo del tessuto
– le cuciture e la fattura in genere
– l’assenza di difetti
– l’originalità e l’attualità (cioè, controllate che non sia merce vecchia).
In poche parole, occhio al rapporto qualità-prezzo!
Del resto, l’allarme “vestiti tossici” non è ancora terminato: ogni anno vengono sequestrati milioni e milioni di capi di fabbricazione per lo più extraeuropea privi di etichetta e realizzati con sostanze e tessuti nocivi.
Anche se il consumatore medio non è in grado riconoscere il grado di tossicità dei capi di abbigliamento (sono infatti necessari dei test di laboratorio), può intuirne quantomeno la scarsa qualità da una serie di indizi:
– il prezzo molto basso
– l’etichetta mancante o contraffatta (ricordiamo che è obbligatorio indicare il luogo di fabbricazione, la composizione e la manutenzione del capo)
– il cattivo odore
– la perdita di colore (non soltanto al momento del lavaggio, ma anche, ad esempio, sul corpo quando si suda o ci si bagna per la pioggia)
– le irritazioni della pelle.
Ad oggi non esiste ancora un sistema di tracciabilità degli indumenti uniforme a livello europeo.
In occasione della recente approvazione del nuovo Regolamento europeo sui prodotti tessili (non ancora in vigore), con il quale è stato introdotto l’obbligo di indicare in etichetta l’uso di prodotti di origine animale (pelliccia, pelle, piume) con la dicitura “parti non tessili di origine animale”, si è aperta la via ad un possibile futuro sistema di tracciabilità dei capi di provenienza extra-Ue.
In particolare, entro il 30 settembre 2013, la Commissione europea dovrà presentare uno studio sulla fattibilità di un sistema etichettatura d’origine per assicurare al consumatore un’informazione completa sulla provenienza dei prodotti tessili, assicurandone così la tracciabilità.
La Commissione dovrebbe valutare anche la possibilità di imporre requisiti di etichettatura obbligatori per tutti (magari con l’indicazione delle sostanze chimiche che possono provocare reazioni allergiche).
Infine la Commissione dovrebbe valutare l’opportunità di stabilire un sistema europeo uniforme per le taglie degli indumenti.
Tale sistema sarebbe alquanto auspicabile, dal momento che ad oggi la difficoltà del consumatore italiano non è solo quella di convertire le taglie straniere in taglie italiane, ma anche quella di capire quale taglia porta. Questo perchè capita, ad esempio, che la 42 di un capo di marca “X” corrisponde alla 44 di un capo di marca “Y” e alla 40 di un capo di marca “Z”.
Insomma, si ha spesso il sospetto che alcuni produttori vogliano risparmiare sulla quantità di stoffa utilizzata…
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