Un carrello di Co2

Noi consumatori che ogni settimana andiamo a fare la spesa al supermercato possiamo contribuire a ridurre il fenomeno del surriscaldamento globale?
Ebbene sì, attraverso una “spesa consapevole”, tenendo conto della quantità di anidride carbonica (il gas principale responsabile del c.d. effetto-serra) utilizzata nel ciclo di produzione degli alimenti che acquistiamo.


L’industria agro-alimentare si dimostra proprio una delle maggiori responsabili delle emissioni di Co2, nell’apparente inconsapevolezza degli effetti negativi che le si possono “ritorcere contro” a causa dei cambiamenti climatici (es. siccità, desertificazione, infestazioni, impoverimento delle risorse naturali e degrado ambientale in genere).
Sono impressionanti ed eccessive le quantità di Co2 utilizzate nell’intero ciclo produttivo degli alimenti: dalla produzione agricola o zootecnica primaria, passando per la trasformazione (es. cottura, frittura, tostatura) e/o il frazionamento (es. spremitura, macinazione), la conservazione (es. procedure di sterilizzazione e disidratazione oppure refrigerazione e surgelazione), il confezionamento, l’assemblaggio e l’imballaggio, per arrivare allo stoccaggio, quindi al trasporto e alla distribuzione all’ingrosso prima e al dettaglio poi, per giungere al consumo singolo e finire con la gestione dei rifiuti. Tutte operazioni a basso costo a livello di denaro, ma ad altissimo costo a livello ambientale.
Per fare un esempio piuttosto eloquente, basta pensare all’inquinamento prodotto dal carburante necessario per il trasporto di materie prime “economiche” dai paesi del Sud America o dell’Estremo Oriente all’Europa. È questo uno dei motivi per cui andrebbero valorizzate al massimo le produzioni locali: evitare lunghi trasporti dal luogo di produzione al mercato di consumo dei prodotti.
L’industria alimentare dovrebbe, tra le altre cose, utilizzare materiali di confezionamento biodegradabili e ridurre al minimo gli imballaggi.

Da parte nostra, dobbiamo impegnarci a diventare consumatori informati e consapevoli dell’impatto ambientale delle nostre scelte “cibarie”.
Comportamenti eticamente ed ecologicamente doverosi sono ad esempio questi: preferire prodotti locali e di stagione, riciclare i sacchetti della spesa, evitare ogni genere di spreco in cucina, comprare prodotti sfusi nei self-discount e negli eco-point (es. pasta, riso, cereali, legumi, frutta secca, caffè, ecc.).
Al supermercato, in particolare, bisognerebbe scegliere alimenti prodotti con tecnologie eco-sostenibili, ma per fare questo è necessario informarsi!

In alcuni paesi (Svezia, regione spagnola dell’Andalusia) sono imposte per legge etichette che indichino non soltanto peso, scadenza, proprietà energetiche e altre informazioni “classiche” relative agli alimenti, ma anche  la quantità di Co2 emessa per il loro ciclo di produzione. Si tratta di un’iniziativa lodevole, anche se la difficoltà di verificare la corrispondenza al vero dei dati riportati su tali etichette, potrebbe indurre qualche “produttore” ad eludere facilmente ed impunemente la legge.
Per quanto riguarda l’Italia, non è prevista alcuna normativa del genere, tuttavia possiamo documentarci da noi, anche facendo delle semplici ricerche su internet.

Il WWF, in collaborazione con l’Università della Tuscia e con la II Università di Napoli, ha realizzato sul proprio sito il “Carrello della spesa virtuale”: una sorta di gioco on-line per calcolare il costo in Co2 dei prodotti che acquistiamo settimanalmente al supermercato. Le istruzioni del gioco sono semplici: inserisci il tuo indirizzo e-mail, seleziona il personaggio (uomo o donna), trascina nel tuo carrello virtuale gli alimenti (raggruppati per categorie) che acquisti ogni settimana, tenendo conto del numero di componenti della tua famiglia. Arrivato alla cassa, visualizzerai uno scontrino virtuale riportante il costo in Co2 della tua spesa settimanale.
Secondo il WWF è possibile raggiungere l’obiettivo di una riduzione individuale del 25%. A tal fine, sempre sul sito dell’associazione, è possibile leggere un utile decalogo di consigli per una spesa a minori emissioni di Co2.
Quindi, attenzione all’impatto ambientale dei cibi che scegliete e buona spesa a tutti!