Caso Aiazzone al TG5: focus e consigli

Anche al TG5 di ieri sera alla ribalta il caso Aiazzone e Emmelunga, con la Procura di Torino che ha aperto un’inchiesta a seguito delle prime denunce
Vediamo allora di fare il punto della situazione, scavando nei vari rigiri societari che hanno, loro malgrado, coinvolto migliaia di clienti.

Nel 2008 Renato Semeraro, i suoi figli e Gian Mauro Borsano rilevano il marchio Aiazzone tramite la B&S S.p.A., assumendo la proprietà di trenta negozi e mettendo in cantiere l’apertura di giganteschi store con oltre 3000 mq di superficie.

Nel giugno 2009 B&S S.p.A. ed Aiazzone Network (utilizzando una società di nuova costituzione, la  Holding dell’Arredamento S.p.A.) acquisiscono anche la catena Emmelunga.

Il 20 luglio 2010 la B&S S.p.A. e la Holding dell’Arredamento S.p.A.. affittano le aziende Aiazzone ed Emmelunga a Panmedia S.p.A. (società torinese che fino a quel momento si occupava di comunicazione e non di arredamento): in parole povere da quel momento le attività ed i negozi  Aiazzone ed Emmelunga passano a Panmedia.

Il 5 gennaio 2011, con sentenza n. 1/2011, il Tribunale di Roma dichiara  il fallimento della Holding dell’Arredo S.p.A.., nominando Giudice Delegato il Dottor Francesco Taursano e Curatore il Dottor Sergio Scicchitano. L’udienza per la verifica dello stato passivo si è tenuta lo scorso 3 marzo.

Tra i primi atti, il Fallimento Holding dell’Arredamento S.p.A. revoca il contratto di affitto di ramo d’azienda a Panmedia. Da quel momento dunque marchi e attività Emmelunga e Aiazzone “ritornano” indietro alla Holding dell’Arredamento, fallita.

Nel frattempo il Tribunale di Tivoli dichiara aperta la procedura di concordato preventivo per la società B&S S.p.A., nominando commissario giudiziale il Dottor Marcello De Sanctis.
Con decreto del 23 febbraio 2011 il Tribunale di Tivoli, su richiesta anche della Procura della Repubblica di Roma, dispone però l’apertura della procedura di revoca dell’ammissione al concordato preventivo della B&S S.p.A. in liquidazione, fissando l’udienza in camera di consiglio del giorno 30 marzo 2011 ore 12,30 per la decisione sulla revoca stessa e l’eventuale dichiarazione di fallimento.

Che fare per uscire da questa ingarbugliata situazione? Naturalmente smettere di pagare, ma come possiamo recuperare i nostri soldi?

Iniziamo col distinguere tre categorie di creditori (per verificare a quale appartenete verificate la documentazione che avete in mano – scontrini, ricevute, contratti, ecc. – ed eventuali comunicazioni che vi fossero pervenute dalle aziende di cui sopra).

1) Coloro che hanno acquistato i mobili dalla Holding dell’Arredamento prima del 20 luglio 2010 (data del contratto di affitto di ramo d’azienda).
In questo caso i creditori dovranno presentare istanza di insinuazione allo stato passivo al Tribunale di Roma al fallimento della Holding dell’Arredamento. Il termine per il deposito delle domande tempestive è giù scaduto da inizio febbraio. Sul nostro sito saranno a breve disponibili un modulo da compilare con tutte le istruzioni per insinuarsi al passivo. Questa categoria di creditori può inoltre far valere il proprio credito anche nei confronti di Panmedia.  Dovete a tal fine, se già non lo avete fatto, inviare una lettera di diffida.

2) Coloro che hanno acquistato i mobili dalla B&S S.p.A. prima del 20 luglio 2010 (data del contratto di affitto di ramo d’azienda).
In questo caso vi consigliamo di attendere l’esito dell’udienza del Tribunale di Tivoli per la revoca del concordato preventivo e la dichiarazione di fallimento. Se la società verrà dichiarata fallita sarà necessario depositare istanza di ammissione al passivo.
Questa categoria di creditori può inoltre far valere il proprio credito anche nei confronti di Panmedia.  Dovete a tal fine, se già non lo avete fatto, inviare una lettera di diffida.

3) Coloro che hanno acquistato i mobili direttamente da Panmedia. Anche in questo caso dovete immediatamente inviare una lettera di diffida.

E i finanziamenti? Ripetiamo cosa si deve fare per liberarsi, legittimamente, dalle rate:
– inviate (con raccomandata A/R) la diffida di consegna;
– comunicate (per iscritto con raccomandata A/R) alla finanziaria che la diffida non ha avuto seguito, chiedendo la risoluzione del contratto di finanziamento;
– se ricevete risposta negativa, o nessuna risposta, dalla finanziaria, potete ricorrere all’Arbitro Bancario Finanziario: costa poco e nel giro di due mesi decide oppure con l’assistenza dei nostri legali potete adire l’Autorità Giudiziaria per far dichiarare risolto il contratto di finanziamento e per ottenere la restituzione delle somme versate.

Per informazioni o aiuto chiamateci allo 02 76316809 o scriveteci  a info@casadelconsumatore.it.

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