Direttiva europea sull’efficienza energetica: ecco che cosa cambia

Lo scorso 12 marzo 2024 il Parlamento Europeo ha dato il via libera alla “Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici”. La Direttiva consiste in una serie di norme comuni agli Stati membri dell’Unione che hanno come fine il raggiungimento della neutralità climatica – ovvero l’equilibrio complessivo tra le emissioni di gas serra generate e quelle assorbite in un determinato periodo di tempo – per l’intero patrimonio immobiliare europeo entro il 2050. La ricerca di quest’equilibrio si basa principalmente su interventi di ristrutturazione e adeguamento, applicati agli edifici, sia privati che pubblici, già esistenti o ancora in costruzione.
Ma che cosa comporta nello specifico questa direttiva? Quali sono i cambiamenti che dobbiamo aspettarci? Andiamo a vederlo.

La Direttiva, spesso indicata con l’acronimo inglese EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), impone che tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero e introduce requisiti più stringenti di efficienza energetica per quelli esistenti, pur non stabilendo alcun tipo di sanzione o obbligo di ristrutturazione per gli inadempienti. Gli obiettivi da raggiungere, secondo quanto stabilito dall’Unione Europea, prevedono una riduzione del consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. In più, il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione degli immobili che attualmente hanno prestazioni energetiche peggiori. Inoltre, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero dal 2030.
Prima però di vedere che cosa viene stabilito dalla Direttiva, dobbiamo spiegare il concetto di classe energetica applicato agli edifici. La classe energetica di un edificio o di una unità immobiliare è un valore attribuito che ne indica l’efficienza energetica (solitamente su una scala che va da A+++ a G, dove il grado “A” rappresenta l’efficienza energetica più alta, mentre “G” la più bassa), basandosi su quanta energia occorre per vivere in condizione di benessere abitativo, sia nella stagione calda che in quella fredda. Questa valutazione tiene conto di molteplici fattori, come ad esempio l’isolamento termico, l’efficienza dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento, l’illuminazione e l’uso di energie rinnovabili.
Vista la volontà di alzare complessivamente il livello di efficienza energetica del patrimonio immobiliare europeo ed essendo quelli citati precedentemente i fattori presi in considerazione per valutare l’impatto di un immobile, la Direttiva concentra gli interventi necessari per adeguarsi ai nuovi target proprio su quei punti: dovrebbero infatti essere effettuati interventi simili a quelli finanziati dal Superbonus, come cappotto termico, sostituzione di infissi, nuove caldaie a condensazione e installazione di pannelli solari.
Per quanto riguarda la situazione in Italia, su circa 12 milioni di edifici residenziali, quelli nelle classi energetiche più basse (F e G) rappresentano più della metà. Secondo stime di Fillea-Cgil (sindacato che rappresenta e difende gli interessi dei lavoratori del settore edile), le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030 e il 26% degli edifici con le prestazioni energetiche più basse entro il 2033. Ciò significa che saranno complessivamente necessarie ristrutturazioni per circa 5 milioni di edifici privati e oltre 500.000 edifici pubblici in Italia entro il 2033.
Inoltre, dal 2028, tutti i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero. La direttiva prevede anche l’obbligo di installare pannelli solari sui nuovi edifici pubblici e non residenziali, con una scadenza che varia dal 2026 al 2030 a seconda delle dimensioni dell’edificio.
Gli Stati membri avranno però la possibilità di esentare alcuni edifici dagli obblighi, nel caso in cui gli immobili in questione siano edifici storici, case di vacanza e luoghi di culto. Riguardo alle caldaie, i Paesi Ue dovranno eliminare gradualmente le caldaie a gas entro il 2040, con l’eliminazione delle agevolazioni fiscali per impianti tradizionali a partire dal 2025.
Per quanto riguarda i costi degli interventi necessari per arrivare all’obiettivo stabilito, di certo al momento i dati sono pochi; tuttavia, le stime del Centro studi di Unimpresa (l’importante confederazione generale delle imprese) indicano una spesa complessiva di circa 270 miliardi di euro, con un investimento che varia dai 20.000 ai 55.000 euro per ciascun immobile. La Commissione europea calcola che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare. Sebbene non siano previsti finanziamenti specifici, i Paesi potranno attingere ai fondi Ue, come il Fondo sociale per il clima, il Recovery Fund e i Fondi di sviluppo regionale, con una particolare attenzione alle famiglie bisognose e alle abitazioni meno efficienti.

Articolo realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ai sensi del D.M. 6 maggio 2022.

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