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Il decalogo dei prestiti personali

Pubblicato il martedì, 13 Novembre 2012 da Casa del Consumatore

La Casa del Consumatore, altre 11 associazioni nazionali di consumatori e Unicredit hanno elaborato una serie di decaloghi con le domande e risposte più frequenti per favorire la comprensione e la scelta consapevole dei prodotti bancari. Dopo il decalogo del conto corrente e il decalogo del mutuo, occupiamoci oggi del decalogo dei prestiti personali.

1. Cos’è un prestito personale?
Il prestito personale è una forma di finanziamento a privati erogato da una banca o da un istituto finanziario specializzato, attraverso la quale il Cliente riceve una somma di denaro e si impegna a restituirla in maniera rateizzata entro un periodo predeterminato. Rientra nella categoria dei prestiti “non finalizzati”, cioè non collegati o vincolati all’acquisto di uno specifico bene o servizio, e prevede come corrispettivo l’applicazione, durante il periodo di rimborso, di interessi fissi o variabili e dei costi/oneri indicati nel T.A.E.G.

È buona regola valutare con estrema attenzione il nuovo “debito”, nell’ambito del proprio budget familiare di spesa e del proprio reddito mensile, valutando sia il costo complessivo del prestito che la rata mensile da sostenere: la rata si sommerà infatti ad altri impegni di pagamento mensili quali affitto, bollette, rate di altri prestiti.


2. Quali sono i requisiti necessari per ottenere un prestito personale?

Ogni istituto finanziario adotta criteri specifici per la valutazione di una richiesta di prestito personale nell’ambito di alcune direttive generali e norme disposte dalla Banca d’Italia. Normalmente può essere richiesto da chiunque abbia un’età compresa tra 18 e 70 anni (anche se sul limite massimo possono esserci eccezioni valutabili in fase di istruttoria) ed è concesso a chi possiede una “capacità di rimborso” che tenga conto di tutti gli impegni di pagamento mensili (affitto, bollette, rate di altri prestiti). Tale “capacità di rimborso” deve essere dimostrabile attraverso l’esibizione della busta paga in caso di lavoratore dipendente, della dichiarazione dei redditi in caso di lavoratore autonomo e del cedolino della pensione per i pensionati.

Nel caso in cui non si abbia la possibilità di dimostrare la propria “capacità di rimborso” attraverso l’esibizione della busta paga o la dichiarazione dei redditi, può essere richiesta la garanzia personale di un terzo che si impegni a pagare in caso di inadempimento da parte del richiedente. Naturalmente questi dovrà presentare analoga documentazione a sostegno della propria “capacità di rimborso”.


3. In quali casi il prestito personale viene rifiutato?

L’erogazione di un prestito personale viene rifiutata quando la documentazione evidenzi una “capacità di rimborso” del soggetto richiedente non sufficiente. Il prestito viene rifiutato qualora il richiedente abbia in essere altri contratti di finanziamento che, in aggiunta al prestito richiesto, impegnerebbero oltre un terzo del reddito. Tale limite è posto per evitare situazioni di sovra-indebitamento. Sarebbe irresponsabile da parte della banca mettere il richiedente nella condizione di effettuare una scelta per lui insostenibile. Può essere anche rifiutata qualora il richiedente abbia subito nel passato protesti e/o risultino evidenze di mancati pagamenti relativi a prestiti precedentemente ottenuti (segnalazione negativa da parte di banche dati sui rischi di credito).

Per valutare la reale “capacità di rimborso” del richiedente gli enti erogatori possono consultare alcune banche dati private oppure la Centrale Rischi della Banca d’Italia. Secondo la normativa vigente, prima che un soggetto richiedente venga iscritto in una di queste banche dati deve esserne informato e deve aver concesso per iscritto alla banca o all’istituto finanziario la propria autorizzazione (normalmente l’autorizzazione alla interrogazione delle banche dati viene inserita nel contratto e pertanto accordata dal richiedente con la sottoscrizione dello stesso). Nel caso in cui il prestito non venga concesso, l’ente che lo ha negato deve informare il soggetto riguardo la motivazione, con particolare riferimento alle informazioni negative reperite in una banca dati.


4. Cosa fare prima di richiedere un finanziamento?
Prima di sottoscrivere una richiesta di prestito personale è bene valutare diverse offerte e scegliere oculatamente quella più conveniente in base alle proprie esigenze. L’attuale normativa in tema di credito al consumo e trasparenza bancaria prevede l’obbligo per la banca o l’istituto finanziario di fornire una serie di informazioni in grado di mettere l’interessato nella condizione di poter operare una scelta consapevole e conveniente.

Nella fase di negoziazione del prestito – ossia prima che venga sottoscritta la richiesta – la banca o l’ente finanziario hanno l’obbligo di consegnare le “Informazioni europee di base sul credito al consumo”. Tale documento contiene informazioni chiare e complete delle condizioni applicate in quel momento, personalizzate con i dati del richiedente e utili a valutare la convenienza del prestito. Ricordarsi quindi sempre di pretendere che tali informazioni vengano fornite, così come previsto dalla legge.


5. Cosa deve contenere un contratto di prestito personale?

Il contratto di prestito personale deve essere stipulato in forma scritta e contenere una serie di informazioni obbligatorie, tra le quali: – l’indicazione esatta della somma e delle modalità con cui verrà erogata; – il tasso di interesse praticato; – l’indicazione specifica del T.A.E.G.; – le eventuali modalità di variazione del costo del contratto (costi e commissioni); – tutti i costi che dovranno essere sostenuti (spese di istruttoria e oneri accessori quali spese di invio rendiconto periodico, eventuali spese di assicurazione e costi relativi al ritardo nei pagamenti); – l’ammontare delle rate e la loro scadenza; – l’indicazione delle eventuali garanzie ed assicurazioni richieste.

La banca o l’ente finanziario, successivamente alla stipula, possono modificare le condizioni stabilite nel contratto, ad esclusione del tasso di interesse solo nel caso in cui questa possibilità sia stata prevista nel contratto, con espressa sottoscrizione da parte del cliente della relativa clausola e qualora ricorra un giustificato motivo. Prima di sottoscrivere il contratto è quindi buona regola verificarne attentamente il contenuto, con particolare riferimento al T.A.E.G.


6. Che cos’è il T.A.E.G.?

Il T.A.E.G. – Tasso Annuo Effettivo Globale – costituisce il costo effettivo del prestito che il cliente dovrà corrispondere all’erogatore espresso in termini percentuali. È l’indicatore di costo che comprende interessi, costi ed oneri accessori.

Questo indicatore di tasso è il più importante perché permette di confrontare le offerte di finanziamento a parità di importo e durata, quindi, nell’effettuare la scelta del prestito personale, si consiglia di non lasciarsi influenzare dalla convenienza di altri indicatori parziali come ad esempio il T.A.N. – Tasso Annuo Nominale – che esprime il tasso di interesse applicato ma non comprende le altre spese.


7. Cosa accade in caso di mancato pagamento di una o più rate?
In caso di ritardato o mancato pagamento di una o più rate vi sono conseguenze importanti: gli interessi dovuti vengono aumentati con l’applicazione di una mora (interesse ulteriore) e l’intestatario del prestito viene segnalato agli enti di tutela del credito (centrali rischi, banche dati), che condividono l’informazione con l’intero sistema bancario e finanziario. Questa segnalazione, che compromette la reputazione creditizia del Cliente, viene preventivamente comunicata dall’ente finanziatore.

Se si prevedono difficoltà nel rispettare i termini previsti (anche per una sola rata) è molto utile prendere subito contatto con la banca/intermediario per trovare soluzioni alternative (le banche hanno ideato modalità di restituzione rateale capaci di assecondare le esigenze di molti clienti, come la possibilità di saltare una rata, variare l’importo della stessa, allungare o accorciare il piano di rientro a seconda dell’operazione). È, inoltre, importante segnalare tempestivamente all’ente finanziatore ogni cambio di residenza, in modo che le comunicazioni inviate da quest’ultimo pervengano puntualmente.

8. Si può recedere dal contratto di prestito personale?
Sì. Il diritto di recesso è la facoltà di “ripensamento” concessa al consumatore di interrompere il contratto di finanziamento senza il consenso della banca o dell’intermediario finanziario erogante. È senza costi e senza obbligo di fornire spiegazioni. Entro 14 giorni a partire dalla conclusione del contratto, il consumatore che intende recedere deve inviare all’ente erogante una comunicazione seguendo le modalità indicate nel contratto.

Se il contratto ha avuto esecuzione, anche in parte, entro 30 gg il cliente che recede dal contratto deve rimborsare: capitale, interessi maturati e costi sostenuti dalla banca come imposta di bollo e/o imposta sostitutiva.


9. È possibile l’estinzione anticipata di un prestito personale?

La normativa stabilisce che è sempre possibile estinguere il prestito anticipatamente rispetto al termine concordato, sia parzialmente che totalmente. Il cliente che sceglie di esercitare questa opzione deve rimborsare alla banca/intermediario il capitale residuo ancora dovuto, gli interessi maturati al momento dell’estinzione ed ogni altra somma di cui la banca fosse in credito.

Per esercitare il diritto di estinzione è prevista per Legge una penale di indennizzo a carico del cliente. A partire dal 1° giugno 2011 tale penale ammonta all’1% dell’importo rimborsato in anticipo, se la vita residua del contratto è superiore a un anno, allo 0,5% se la vita residua del contratto è pari o inferiore a un anno. In ogni caso, l’indennizzo non può superare l’importo degli interessi che il consumatore avrebbe pagato per la vita residua del contratto. Non è dovuta nessuna penale se l’importo rimborsato anticipatamente corrisponde all’intero debito residuo ed è pari o inferiore a € 10.000.


10. Esistono forme di tutela a copertura di eventi non prevedibili (ad esempio la perdita del reddito)?

Sì. La forma più comune è la stipula di polizze assicurative “credit protection insurance” che tutelano il richiedente e la sua famiglia a fronte di molteplici eventi che possono determinare situazioni finanziarie negative e prevede tutele specifiche nei casi di: morte, invalidità totale permanente, inabilità temporanea totale, ricovero ospedaliero, malattia grave e perdita d’impiego.

È importante controllare che, nel caso di adesione alla polizza assicurativa, il relativo costo sia inserito nel T.A.E.G.

 
Il decalogo del conto corrente e gli altri decaloghi sono reperibili sul sito di Unicredit e della Casa del Consumatore.


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Diritti, Servizi, Soldi tag: Casa del Consumatore, decalogo, diritti cliente, finanziamenti, prestiti personali, Unicredit

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