In questi giorni siamo letteralmente bombardati, per fortuna solo mediaticamente, da messaggi totalmente contrastanti riguardo a quella che è stata definita in successive riprese “influenza suina”, “nuova influenza”, “influenza A”, “H1N1” e chi più ne ha più ne metta, quasi che quando prendiamo troppa confidenza con una denominazione e cominciamo a rilassarci il nostro livello di tensione debba nuovamente essere riportato al massimo con una nuova denominazione con effetti terrorifici.
Giornali e televisioni quotidianamente ci aggiornano sul numero di morti dovuti all’influenza, invitando poi subito a non allarmarsi perché, nelle prognosi più sfavorevoli, esistevano già delle patologie pregresse che hanno causato l’insorgere di complicanze.
Ma questo dovrebbe farci diventare più ottimisti? Continua a leggere