…E la chiamano banda larga!

Ogni tanto le parole hanno più di un senso. “Banda larga” sta ad indicare una frequenza che corre sul filo o nell’aria sufficientemente ampia per farci passare tante notizie. Ma “Banda” ricorda anche la banda dei suonatori da piazza in festa che onestamente ci provano ma “steccano” con buona volontà, oppure anche la “banda bassotti” dei fumetti cari alla nostra infanzia.

Ecco che queste altre diverse accezioni di “bande”  ci sovvengono alla mente proprio a proposito di molti concessionari di servizio pubblico che provano a darti un servizio teoricamente all’avanguardia ma poi alla fine si dimostrano ben lontani dalle meraviglie promesse nelle loro campagne pubblicitarie: e dal paese di Alice di L.Caroll ci troviamo al solito “paese dei balocchi” di Collodi…

Capita, per essere concreti, che un operatore venda per esempio in pieno centro di Milano la sua banda larga non solo ai privati, ma a studi di professionisti che adoperano Internet non per cercare la ricetta del pollo con le melanzane, ma per produrre reddito nazionale. Giornalisti, medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, insomma tutti personaggi che con Internet ci devono sfamare la famiglia. E siccome viena vendauta a ciascuno una connessione chiamata “banda larga”, ma poi a sua volta ha solo un ristretto collo di bottiglia nell’andare a recuperare i dati, succede che i sette o otto mega di download nominali diventano spesso meno di mezzo mega, e la banda larga ti si strige attorno al collo, soffocando tutti i tuoi desideri di sopravvivere in questo mondo che va così veloce. Perchè se ti occorre sapere che tram devi prendere e la pagina dell’ATM-MI si dipinge con la velocità di un quadro del Canaletto, ora che hai aperto la pagina i tram sono già passati sia quello dell’andata che quello del ritorno, e tu hai perso assieme all’entusiasmo anche la voglia di pensare che viviamo in un paese civile.

Troppe volte il nostro legislatore ha distribuito concessioni per incassare senza poi occuparsi del reale servizio prestato ai cittadini, consentendo che i soliti noti attuassero politiche aggressive senza però, di contro, garantire l’efficienza promessa, con ritardi nelle attivazioni, disfunzioni continue nel servizio, assistenze che andrebbero chiamate desistenze.

Ecco perchè laddove il legislatore non sopperisce, la legislazione delle class-action puo’ aiutare finalmente a risolvere due problemi: quello delle singole persone che hanno avuto danni da questi comportamenti, e quello di obbligare le compagnie a fornire un servizio decente, in piena conformità con l’eccellenza delle persone che lo usano, eccellenza culturale, sociale ed economica, che è un patrimonio da tutelare per l’intero Paese. Proprio in questi periodi in cui bisogna recuperare sacche di efficienza dovunque: cominciamo da chi fa infrastruttura!

Sarebbe infatti come dare in concessione una autostrada a quattro corsie per poi tollerare che tre siano sempre chiuse per manutenzione, e lasciare al mercato il valore del pedaggio senza alcun controllo. E’ una delle tante follie economiche di questi magici anni dell’information technology, la vera grande rivoluzione che non ha ancora rivoluzionato nulla.

Avv. Silvia Aonzo, legale fiduciaria de La Casa del Consumatore