Microtargeting: ecco perché dovresti conoscerlo

È molto comune che sui social media ci vengano proposte inserzioni finalizzate a ottenere il nostro interesse; talvolta trattano argomenti di cui parliamo abitualmente e che rientrano nei nostri interessi, altre volte invece ricerche precedenti effettuate su altri siti. La continua presenza di annunci che sembrano essere destinati proprio noi ha una spiegazione piuttosto semplice: si tratta infatti di un’astuta strategia di marketing conosciuta con il nome di microtargeting (dal termine greco mikros, piccolo e dal termine inglese target, obiettivo. L’unione dei termini indica che gli utenti coinvolti in questa pratica rientrano in gruppi molto specifici e ristretti di persone).
Ma come funziona nello specifico questa tecnica? Quali sono i vantaggi e gli eventuali svantaggi per i consumatori? Andiamo a scoprirlo

Il microtargeting è una tecnica di marketing che sfrutta algoritmi complessi che analizzano dati al fine di inviare messaggi pubblicitari mirati agli utenti, ottimizzando così l’efficacia delle campagne pubblicitarie e massimizzando il ritorno sull’investimento. I dati degli utenti vengono raccolti attraverso vari canali digitali, come social media, siti web e app, tramite l’accettazione dei cookies nel banner che si apre automaticamente non appena si accede a un sito internet.

I cookies – “biscotto” in inglese – sono dei piccoli file di testo necessari affinché il server del sito web che li ha installati possa ottenere informazioni sulla specifica attività che l’utente effettua sulle pagine web, individuando chi si è collegato a quel sito e che cosa vi ha fatto. Inoltre, ogni volta che quel dispositivo si ricollega al sito, sempre grazie ai cookie è possibile riconoscere e tracciare l’attività a distanza di tempo.
Banalmente, ogni volta che, senza pensarci troppo, selezionate l’opzione “accetta tutti i cookies” o “accetta le condizioni di privacy” per procedere ad esempio alla lettura di un articolo su un giornale online o magari a far shopping su un sito e-commerce, fornite automaticamente l’accesso ai vostri dati, consentendogli di tracciare la vostra attività.
Successivamente, i dati verranno analizzati dagli algoritmi che il microtargeting utilizza e le informazioni raccolte in questo genere di indagine possono includere:

  • Dati demografici, come età, genere, stato civile, livello di istruzione, professione, ecc.
  • Dati comportamentali, come acquisti precedenti, interazioni online, pagine visitate, prodotti cercati, ecc.
  • Dati geografici, ad esempio posizione geografica, lingua, cultura, clima, ecc.
  • Dati psicografici, come interessi, hobby, stili di vita, valori, personalità, ecc.

Una volta raccolti e analizzati questi dati, gli algoritmi di microtargeting identificano i segmenti di pubblico più pertinenti per una determinata campagna pubblicitaria e inviano messaggi personalizzati e rilevanti a ciascun gruppo target.
Questa pratica ha sicuramente diversi vantaggi per i consumatori, uno fra tutti la pubblicità personalizzata; il microtargeting consente infatti ai consumatori di ricevere pubblicità e promozioni pertinenti ai loro interessi, esigenze e comportamenti di acquisto. È quindi più probabile che gli annunci mirati offrano ai consumatori prodotti o servizi di loro interesse, migliorando così la loro esperienza di shopping e rendendo più efficiente il processo di ricerca e acquisto. Inoltre, ricevere offerte personalizzate e promozioni pertinenti può aiutare i consumatori a trovare rapidamente ciò che stanno cercando e a risparmiare tempo e denaro soprattutto nei casi di annunci economicamente vantaggiosi, con prodotti in saldo oppure offerte speciali.
Certamente non si può non tenere in considerazione l’altra faccia della medaglia: questa pratica solleva significative preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati degli utenti. La raccolta e l’uso non autorizzato di dati personali possono infatti portare a violazioni della privacy e a possibili abusi. Inoltre il microtargeting può essere utilizzato per influenzare e manipolare l’opinione pubblica, diffondendo disinformazione o creando una “camera di eco” in cui i consumatori vengono esposti solo a contenuti che riflettono le loro convinzioni preesistenti.
Bisogna pensare anche al fatto che gli annunci mirati possono spingere i consumatori a fare acquisti impulsivi o a prendere decisioni affrettate. Infine, è importante anche sapere che il microtargeting può portare a una segmentazione eccessiva del pubblico, escludendo o discriminando certi gruppi di consumatori sulla base di caratteristiche demografiche, geografiche o comportamentali.

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