Etichette alimentari: è obbligatorio indicare l’origine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commissione Europea ha ora pubblicato lo schema “Food Information Regulation”. Esso riguarda l’indicazione sull’etichetta dell’origine dell’ingrediente primario (presente nel prodotto in quantità maggiore del 50%) nel caso in cui sia diversa dal “Made in …” dichiarato. L’applicazione del regolamento entrerà in vigore il 1 aprile 2020: è bene fare chiarezza al riguardo.

L’atto firmato stabilisce l’applicabilità dell’obbligo di indicazione di origine introdotto per prodotti lattiero caseari, pasta, riso e derivati del pomodoro.

Il regolamento ha introdotto l’obbligo di indicare l’origine o provenienza dell’ingrediente primario, quando essa non coincide con l’origine del prodotto (ovvero il Paese di sua ultima trasformazione) e che quest’ultima venga dichiarata o anche solo suggerita facendo ricorso a nomi o a simboli (come il tricolore).

L’obbligo di indicare la diversa origine dell’ingrediente primario non si applicherà ad alcuni casi:
• l’indicazione di origine del prodotto suggerita in un marchio registrato,
• l’indicazione di origine contenuta in una designazione geografica riconosciuta come DOP, IGP, STG, ovvero nell’ambito dell’Organizzazione Comune dei Mercati (OCM), dei liquori, bevande spiritose e vini con denominazioni geografiche protette, o di indicazioni geografiche riconosciute tramite accordi internazionali.

Sarà contentito non comunicare la diversa origine della materia prima prevalente poiché, tuttavia, tale esenzione si estende ai marchi che potranno venire registrati in epoca successiva e non solo ai marchi storici. Essa di fatto garantisce ogni attuale e futura iniziativa di “Italian sounding”, realizzata da diversi operatori. Con il concreto rischio di svilire i marchi di quelle imprese che nel corso dei decenni hanno investito sullo sviluppo della filiera.
Inoltre, si continuerà a non leggere sull’etichetta l’origine degli ingredienti primari sui prodotti IGP, mentre si avrà modo di conoscere quella della merce che non possiede il riconoscimento europeo.

A livello comunitario, sembra che si tenda a sottovalutare l’importanza delle norme sull’etichettatura nonostante il consumatore abbia tutto il diritto di avere informazioni complete e chiare per poter effettuare scelte di acquisto consapevoli e in totale sicurezza.