Coloranti: quando si mangia con gli occhi

La maionese è gialla, la coca cola marrone, lo yogurt alla fragola e il succo d’uva sono rossi, il the verde e il gelato al pistacchio sono verdi, i gamberetti sono rosa.
Quando si tratta di mangiare, anche l’occhio vuole la sua parte. Nell’immaginario collettivo, infatti, ogni alimento deve avere il suo colore, altrimenti non è buono o non è fresco.
In realtà, non è sempre così, anzi, per i prodotti industriali le tonalità forti generalmente sono indice non tanto di freschezza, quanto di una considerevole presenza di coloranti.

Le sostanze coloranti sono additivi quasi inutili, perchè nella migliore delle ipotesi il loro scopo è solo quello di ravvivare i colori naturali degli alimenti rendendoli più invitanti oppure compensare le perdite di colore dovute ai fattori ambientali, nella peggiore delle ipotesi, invece, servono ad “ingannare” i consumatori camuffando la bassa percentuale di ingredienti naturali.

Nelle etichette dei prodotti i coloranti possono essere indicati con la loro sigla (da E 100 a E 180) oppure con il loro nome per esteso. In questo secondo caso potrebbe essere più difficile riconoscerli  perchè si “mimetizzano” con gli altri ingredienti.
Ovviamente, il loro utilizzo non può essere indiscriminato, ma è regolato dalla legge (nazionale e comunitaria) che ne stabilisce le c.d. “Dga”, cioè le dosi giornaliere consentite, suscettibili di aggiornamenti e modifiche sulla base delle informazioni scientifiche via via disponibili in merito alla loro “tossicità”.

Un Regolamento Ce del 2008 (il n. 1331) prevede che tutti gli additivi alimentari, prima di essere autorizzati dalla Commissione europea, siano sottoposti ad una previa valutazione di sicurezza effettuata dall’EFSA (European Food Safety Authority) mediante il suo gruppo di esperti scientifici (ANS). È proprio l’EFSA, infatti, che indica le Dga di ogni sostanza.
Dallo scorso anno è iniziato un programma di rivalutazione di tutti i coloranti che sono stati i primi additivi ad essere valutati ormai diverso tempo fa: i lavori dovranno terminare a fine 2015 con l’analisi del del terzo ed ultimo gruppo.
La prima tappa del programma si è già conclusa con la riduzione della dose giornaliera di tre coloranti su sei analizzati: un giallo (E 104), un rosso (E 124) ed un arancione (E 110).

Insomma, a piccole dosi, i coloranti consentiti non sono nocivi. I soggetti più sensibili, però, sono i bambini essenzialmente per due motivi: da un lato, il loro fisico poco sviluppato non metabolizza bene le sostanze tossiche; dall’altro, sono anche i più accaniti consumatori di cibi colorati (succhi di frutta, aranciate, coca cola, caramelle, merendine e altri dolciumi).
Probabilmente per loro i maggiori rischi possono derivare dalla miscela di più additivi presenti in più alimenti che possono scatenare reazioni allergiche, eruzioni cutanee o anche disturbi del comportamento come l’iperattività.

In ogni caso, i coloranti non sono tutti uguali. Ci sono quelli naturali e quelli sintetici.
Tra i primi, ad esempio, per il giallo la curcumina (estratto della radice di curcuma, sigla E 100), per il rosso la cocciniglia (E 120), per il verde le clorofille estratte da ortiche ed erba medica (E 140-141), per il bianco il carbonato di calcio (E 170) e il biossido di titanio (E 171).
I coloranti sintetici, invece, sono, ad esempio, per il giallo la tartrazina (E 102, si trova praticamente dappertutto, bevande gassate, yogurt, gelati, minestre confezionate, persino nei medicinali, ma in alcuni paesi è vietato), per il rosso l’amaranto (E 123, sembra sia potenzialmente cancerogeno ed è vietato negli Stati Uniti), per il blu la indigotina (E 132, si trova soprattutto nei dolci ed è leggermente tossico).

I consumatori sono sicuramente già sensibili all’argomento, per questo i produttori mettono bene in evidenza l’assenza di coloranti all’interno dei loro prodotti alimentari, quasi a renderlo un “marchio di qualità”.
Bisogna comunque fare sempre attenzione e leggere bene tutti gli ingredienti elencati in etichetta: se mancano i coloranti, non è detto che siano assenti altri additivi come edulcoranti, conservanti, addensanti, ecc.