Se navigare inquina, bisogna cambiare rotta

Siti internet, social network, forum, blog, motori di ricerca, googlemap, youtube sono solo una piccola parte di ciò che offre la rete, la più grande piattaforma di comunicazione di tutti i tempi.
Notizie, curiosità, musica, foto, video, ormai navigando si trova di tutto: lo “zapping online” è diventato uno dei nostri passatempi preferiti.

La continuità della connessione ad un prezzo fisso al mese insieme con l’immediatezza e la rapidità della tecnologia, determinano un ottimo rapporto qualità-prezzo del servizio, ma non ci fanno percepire quali sono i costi reali della navigazione, specialmente in termini di emissioni di Co2.

Googlare, ovvero effettuare una ricerca di notizie o informazioni sui motori di ricerca e in particolare su Google, è ormai diventata una parola di uso comune (vedi il Wikidizionario, appunto), ma soprattutto l’attività quotidiana di milioni di utenti della rete.
Eppure, per ogni singola ricerca vengono emessi 0,2 grammi di Co2 (questa la quantità dichiarata ufficialmente da Google stessa). Si stima che l’inquinamento ambientale di 10 mila ricerche sia lo stesso di quello prodotto da un viaggio di 8 km in auto, mentre 5 mila ricerche equivalgono ad un carico di lavastoviglie.

In generale, l’uso del computer e la navigazione in rete producono elevate quantità di anidride carbonica: per mandare una mail si consumano dai 4 ai 50 grammi di Co2 a seconda del “peso” dell’allegato.
Insomma, la rete non è altro che un gigantesco database, un enorme contenitore informazioni digitali a portata di click. Tutti questi dati, però, sono contenuti in server e datacenter che funzionano a combustibili fossili, soprattutto carbone, producendo ogni anno più di quaranta miliardi di tonnellate di Co2. Tale cifra pare, poi, destinata ad aumentare anche del 20% entro il 2020, a meno che non si registri un’inversione di tendenza e si opti per un’alimentazione “pulita” di questi cervelloni digitali.

Eppure le premesse per questo cambio di rotta ci sono.
Innanzitutto bisogna riconoscere che la tecnologia migliora di anno in anno, specialmente in termini di efficienza. Un esempio: la connettività adsl consuma molto meno rispetto alle vecchie connessioni via cavo. Inoltre, maggiore è la velocità di trasferimento dei dati, minore è la quantità di energia applicata. Il mercato, poi, offre apparecchi elettronici sempre più “verdi”.

Da parte loro, colossi dei motori di ricerca come Google e Yahoo hanno cominciato a sviluppare una sensibilità ecologista, installando nuovi server ad energia idroelettrica ed investendo nelle fonti rinnovabili.
Google ha intrapreso una serie di iniziative “green” come Power Meter, un sistema per monitorare i consumi degli apparecchi elettronici e degli elettrodomestici nelle case private, oppure LifeGaatle, un motore di ricerca a sfondo nero che, pur non garantendo grossi risparmi energetici come, invece, qualcuno in passato sosteneva, contribuisce comunque a diffondere un messaggio di attenzione all’ambiente.
Yahoo, invece, ha creato una sua versione ambientalista, Ecochoo: ogni 1000 ricerche effettuate, vengono piantati due alberi (pagati con la pubblicità del sito) in modo da contrastare una tonnellata di gas serra.

Infine, tutti noi utenti della rete possiamo dare il nostro piccolo ma indispensabile contributo alla causa ecologista, ad esempio, evitando lo stand-by, stampando solo quando strettamente necessario ed acquistando dispositivi elettronici a basso consumo energetico.
L’energia del futuro è verde e pulita.