Il bullismo è da sempre un problema che ogni teenager deve affrontare prima di uscire dalla scuola dell’obbligo. Peggio ancora quando si parla di cyberbullismo, dove il fenomeno viene aumentato dalla velocità dei contenuti sul web e l’umiliazione amplificata dal numero di persone raggiunte.
Thirteen reason why, serie tv Original Netflix, spiega molto bene il processo psicologico che porta una ragazza a voler pensare al suicidio per via di atti di bullismo, ma ci sono casi, anche minori che necessitano di un’attenta analisi e di una tutela maggiore proprio per evitare che il fenomeno possa espandersi.
Non molto tempo fa è stata approvata alla Camera, con 432 voti, la legge contro il cyberbullismo. Il testo originale, redatto da Elena Ferrara, cancella ogni riferimento al bullismo tradizionale, estendendo la legge anche alle persone di maggiore età e concentrando invece l’attenzione su ciò che accade nel web.
Cosa prevede la legge contro il cyberbullismo?
Viene chiarita la nozione di cyberbullismo che entra a far parte del nostro ordinamento giuridico al pari di una forma di aggressione, molestia, pressione, ricatto, diffamazione, alterazione, manipolazione di dati personali e d’identità.
Il minore di 14 anni vittima di bullismo sul web può chiedere al gestore del sito di rimuovere il contenuto dalla piattaforma. Se entro 48 ore il video non viene rimosso, il soggetto interessato potrà rivolgersi al Garante della privacy, il quale interverrà entro le 48 ore successive.
Il questore verrà chiamato per ammonire il cyberbullo nel momento il cui viene esposta una querela, valida fino al raggiungimento della maggiore età.
In ogni istituto dovrà essere presente un docente a cui sarà affidato il ruolo di referente per ciò che concerne le iniziative contro il cyberbullismo, mentre al preside dell’istituto spetterà il compito di segnalare alle famiglie l’accaduto. Il MIUR invece si prenderà l’onere di predisporre delle linee informative in grado di garantire la prevenzione di atti simili all’interno degli istituti. Infine, presso la Presidenza del Consiglio verrà istituito un tavolo tecnico con il compito di monitorare il fenomeno e redigere un piano d’azione per contrastarlo.
Il cyberbullismo, negli ultimi anni, ha fatto molte vittime ma soprattutto, nei casi più gravi, ha portato a suicidi di ragazzi e ragazze stanchi e umiliati dai propri pari.
“Le parole fanno più male delle botte”, queste le ultime parole di Carolina Picchi, ragazza di 14 anni che nel 2013 si suicidò per un video che la ritraeva priva di sensi, postato dai suoi amici su Internet. Fu il primo caso di suicidio per cyberbullismo in Italia e che spinse Elena Ferrara, senatrice e docente di Carolina, a redigere il testo originale contro il cyberbullismo.
Dopo anni di lotte e revisioni, il 17 maggio la Camera ha approvato in via definitiva tale legge, in modo tale da tutelare persone che, come Carolina, non hanno retto il peso di insulti e umiliazioni, ma soprattutto per far capire a tutti, e naturalmente anche agli aguzzini di Carolina, che le parole hanno un peso e i video pubblicati in Internet anche.
Carolina è il simbolo di tutti quei ragazzi e ragazze che ogni giorno devono fare i conti con la superficialità e la non curanza, in parte dei cyberbulli e in parte delle istituzioni.