Compriamo il telefonino o il computer e paghiamo la Siae. È l’effetto del cosiddetto “equo compenso“, il sovrapprezzo per compensare i mancati introiti per gli autori dovuti alle copie per uso privato. Con una diffida abbiamo chiesto a produttori e aziende di telecomunicazioni di non aumentare i prezzi.
Tutto nasce dal decreto Bondi, che ha introdotto l’equo compenso, un sovrapprezzo che va a colpire decoder, computer, console per videogiochi e persino cellulari. Si tratta della stessa tassa già applicata su dispositivi come lettori mp3 e cd vergini per compensare i supposti mancati guadagni di autori e detentori dei diritti. Contro questo nuovo balzello alcuni produttori e aziende di telecomunicazioni hanno fatto ricorso al Tar. Alcune associazioni di consumatori sono anche intervenute nel giudizio.
Il Tar però, al momento, non ha sospeso il decreto, e quindi la aziende potrebbero iniziare ad applicare i rincari a telefonini, computer, ecc. Se il ricorso sarà accolto dal Tar, le aziende potranno anche richiedere la restituzione. Ma la restituzione di cosa? Di soldi che siamo stati noi consumatori a sborsare e che quindi dovrebbero essere restituiti a noi, non ai produttori.
Purtroppo la maggior parte delle persone fa i suoi acquisti restando completamente all’oscuro di questo “equo compenso” ed è dunque tutta gente che non si presenterà mai a richiedere indietro il maltolto, anche perché la quota di sovrapprezzo non è indicata negli scontrini.
È prevedibile che, anche per chi ha seguito tutta la vicenda, farsi rimborsare non sarà per niente facile: per questo La Casa del Consumatore, aderendo come altre associazioni di consumatori (Movimento Difesa del Cittadino, Assoutenti, Adiconsum, Cittadinanzattiva, Lega Consumatori, Centro Tutela Consumatori Utenti, Unione Nazionale Consumatori) ad una iniziativa di Altroconsumo, ha inviato una formale diffida alle aziende che avevano promosso il ricorso al Tar chiedendo:
•in attesa del giudizio del Tar, di non aumentare i prezzi dei prodotti e supporti su cui grava l’equo compenso;
•di fare in modo che i consumatori, al momento dell’acquisto degli apparecchi e dei supporti di cui si discute, siano informati e messi a conoscenza di quale sia la parte del prezzo direttamente imputabile all’equo compenso;
•di impegnarsi formalmente, nel caso in cui il decreto fosse annullato dall’autorità giudiziaria, a rimborsare i consumatori.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.