Nuovo bonus anziani over 80: come fare domanda

Da inizio 2025 ha preso ufficialmente il via la cosiddetta “prestazione universale” per anziani non autosufficienti, un contributo mensile destinato a sostenere le persone ultraottantenni che necessitano di assistenza continua. Si tratta di un’iniziativa importante, destinata però a una platea molto ristretta di beneficiari, a causa dei requisiti piuttosto stringenti.
Vediamo insieme chi può accedere al bonus, a quanto ammonta e come fare domanda

La misura, introdotta dalla legge delega n. 33 del 2023 e resa operativa con la pubblicazione del decreto attuativo in Gazzetta Ufficiale lo scorso aprile, sarà erogata in via sperimentale dall’INPS per un periodo di due anni: dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026.
Formalmente denominata “prestazione universale”, la misura è un’integrazione all’indennità di accompagnamento già riconosciuta agli anziani non autosufficienti, e prevede due componenti: una quota fissa, che corrisponde all’attuale indennità di accompagnamento (circa 531,75 euro al mese nel 2024), e una quota integrativa, detta assegno di assistenza, pari a 850 euro mensili, da destinare esclusivamente a spese di assistenza alla persona.

In totale, il contributo mensile può arrivare a circa 1.381 euro, non soggetti a tassazionepignorabili.
Il bonus è rivolto a un numero molto limitato di cittadini. Per poter accedere alla prestazione universale, è necessario soddisfare tutti i seguenti requisiti:

  • Avere almeno 80 anni di età (o compierli nel mese in cui si presenta domanda);
  • Essere in condizioni di bisogno assistenziale gravissimo, riconosciute dall’INPS tramite apposita valutazione sanitaria;
  • Essere già beneficiari dell’indennità di accompagnamento;
  • Avere un ISEE sociosanitario ordinario non superiore a 6.000 euro.

Secondo alcune stime quindi, i potenziali beneficiari in tutta Italia potrebbero essere non più di 25mila.

La domanda va presentata telematicamente sul sito dell’INPS, utilizzando una delle credenziali di accesso digitale (SPID, CIE o CNS). In alternativa, è possibile rivolgersi a un patronato o a un CAF.
La richiesta può essere inviata in qualsiasi momento fino al 31 dicembre 2026, ma l’erogazione del beneficio decorre solo dal mese in cui viene presentata la domanda (a condizione che il requisito anagrafico sia già stato raggiunto).
La parte integrativa del contributo (gli 850 euro) non può essere utilizzata liberamente. Deve obbligatoriamente essere destinata a una di queste due finalità:

  • Pagamento di lavoratori domestici regolarmente assunti, con almeno 15 ore settimanali e mansioni di assistenza alla persona;
  • Acquisto di servizi di cura alla persona erogati da imprese, cooperative o professionisti accreditati nel settore dell’assistenza sociale.

Tra i servizi ammessi figurano:

  • igiene e cura personale;
  • lavanderia e pasti a domicilio;
  • accompagnamento a visite mediche;
  • disbrigo pratiche amministrative;
  • sostegno psicologico, relazionale o educativo;
  • telesoccorso e teleassistenza.

È importante sapere che ogni mese il bonus può essere utilizzato solo per una delle due tipologie di spesa. L’INPS si occuperà di monitorare l’effettivo utilizzo dei fondi e, in caso di irregolarità, potrà richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite.

Il pagamento avviene in due tranche separate:
– la quota fissa segue le modalità di erogazione dell’indennità di accompagnamento;
– l’assegno di assistenza viene liquidato tramite una nuova procedura dedicata, denominata “Prestazione Universale”.
Entrambe le componenti, come detto, sono esentasse e impignorabili, il che garantisce che l’intera somma possa essere utilizzata per le finalità assistenziali previste dalla norma.
Il diritto al bonus può però decadere in alcuni casi, tra cui la cessazione dell’indennità di accompagnamento, il superamento della soglia ISEE dei 6.000 euro e il mancato utilizzo conforme della quota integrativa (es. spesa per fini diversi da quelli previsti).

Inoltre, il cittadino può anche rinunciare volontariamente alla prestazione in qualsiasi momento.
Nonostante l’intento di rafforzare il sistema di assistenza domiciliare per gli anziani, il bonus è stato oggetto di critiche da parte di esperti e associazioni del settore. Il problema principale riguarda la platea estremamente ristretta di beneficiari, che rappresentano appena lo 0,6% del totale degli anziani non autosufficienti in Italia. Inoltre, gli 850 euro mensili non coprono nemmeno la metà dello stipendio medio di una badante convivente a tempo pieno.

In molte Regioni, peraltro, esistono già assegni di cura regionali che superano questa cifra e che sono accessibili con criteri ISEE più inclusivi. Ciononostante, il governo ha presentato la misura come un primo passo verso un nuovo modello di welfare “più semplice e più giusto”.
Il Bonus Anziani rappresenta comunque un’importante, seppur limitata, opportunità per le famiglie che si trovano a gestire situazioni di fragilità estrema legate alla non autosufficienza. Tuttavia, per poter beneficiare di questa misura è fondamentale verificare attentamente il possesso di tutti i requisiti, procedere tempestivamente con la domanda e assicurarsi che l’utilizzo dei fondi sia conforme alle finalità assistenziali previste dalla legge.