Gli hater deridono e insultano gli altri utenti sui social, si nascondono dietro allo schermo del computer per fomentare l’odio. Cosa dice la legge al riguardo? Come puoi difenderti? Ecco tutto ciò che devi sapere. L’odio in rete può avere forme e obbiettivi diversi. Le critiche possono essere mirate contro singole persone o contro intere categorie di persone, come partiti politici, immigrati, stranieri e altro. Chi frequenta la rete, prima o poi si è imbattuto in un hater di professione.
Il termine inglese hater (colui che odia) descrive al meglio coloro che continuamente insultano ed esprimono il loro odio sui social, nascondendosi dietro uno schermo.
Può trattarsi di cyberbullismo, o magari di un “amico” su Facebook che commenta ossessivamente ogni cosa postata sulla nostra bacheca.
La prima regola per difendersi è pensare bene prima di accettare l’amicizia sui social. Se ormai è troppo tardi, si può agire sul profilo vostro o del cyberbullo in questione. La scelta più drastica è quella di eliminarlo definitivamente. Altrimenti, si può smettere di seguirlo o di vedere i suoi post. Su Instagram e Twitter è possibile bloccare utenti indesiderati ma anche trasformare il profilo da pubblico a privato, per selezionare preventivamente chi può seguirvi.
Cosa dice la legge?
La miglior difesa per chi è fatto oggetto diretto d’odio è ricorrere al reato di diffamazione (art. 595 del Codice Penale). Alcuni reati, come per esempio le minacce gravi, sono perseguibili d’ufficio, altri su querela della persona offesa.
Inoltre, la legge 13 ottobre 1975, n. 654 prevede l’incriminazione per ogni forma di discriminazione.
Quando si assiste a comportamenti di odio online, sarebbe importante fare una segnalazione alla Polizia Postale che potrà decidere eventualmente di rimuovere i contenuti.