Negli ultimi anni il lavoro è cambiato e questo cambiamento ha interessato anche il luogo in cui viene svolta l’attività lavorativa.
Da oggi non necessariamente bisogna recarsi in ufficio, ci sono molti lavori che possono essere svolti da casa e sono sempre di più le aziende che permettono al lavoratore questa scelta.
Questa scelta si chiama smart working ed è un’ottima alternativa al lavoro tradizionale, sia dal punto di vista economico che organizzativo. Ma in cosa consiste?
Lo smart working non è solo un rapporto di lavoro subordinato ma un più complesso approccio lavorativo che, a prescindere dal luogo o dalla modalità lavorativa, rispetta le logiche aziendali, profit e no profit. La caratteristica fondamentale di questo nuovo approccio è il voler mettere al centro la persona e il lavoratore, dando alle due figure la medesima importanza. Ciò significa che tra azienda e dipendente deve intercorrere un rapporto di fiducia che, uscito dalle quattro mura dell’ufficio, deve essere ancora solido.
Smart working non significa soltanto poter lavorare da casa, ma significa saper gestire il tempo in maniera efficace e ciò vuol dire che questa modalità lavorativa implica una dote organizzativa nel lavoratore tale da riuscire a gestire gli impegni privati e gli impegni personali.
Per l’azienda invece vuol dire ripensare all’organizzazione aziendale, avviando un processo finalizzato alla valorizzazione del singolo lavoratore, garantendo a questi di poter gestire al meglio la vita privata ma, allo stesso tempo, essere in condizioni tali da non mancare agli obiettivi aziendali.
Secondo una ricerca della School of management del Politecnico di Milano, in Italia, il 30% delle grandi società a realizzato progetti di smart working, nel 2016. Infatti Maurizio Sacconi, autore del disegno di legge sul “lavoro agile” spiega che questa tipologia di lavoro non si esaurisce solo con la dinamicità del luogo di lavoro, ma coinvolge il mondo della tecnologia e un nuovo modo di lavorare e produrre.
Cosa cambia, a livello economico, rispetto al lavoro tradizionale?
A livello di retribuzione non vi è nessun tipo di modifica: non cambia la modalità contrattuale, dunque non cambia neanche la modalità di retribuzione. Ciò che cambia realmente è la modalità di svolgimento del lavoro ordinario. Lo Statuto infatti non prevede che lo smart working diventi una nuova categoria contrattuale e viene nettamente distinto dal telemarketing.
Ciò che effettivamente non risulta chiaro riguarda la tutela e la sicurezza sul lavoro dove non viene definito un quadro normativo chiaro e trasparente.
Il lavoro è cambiato e sono cambiati i lavoratori: la flessibilità lavorativa è un concetto ormai superato. Oggi il lavoro è smart, è dinamico, ma soprattutto si sgancia dai classici orari lavorativi. Dunque le aziende oggi devono fare i conti con esigenze e tempistiche diverse, che prevedono anche un ripensamento di quegli spazi fisici che da sempre caratterizzano il lavoro tradizionale.