Consigli pratici per la scelta dell’avvocato

Il rapporto tra avvocato e cliente è vecchio come il mondo; la relazione tra i due è sorta nel preciso momento in cui un essere umano ha avuto bisogno, per risolvere i propri problemi, delle prestazioni professionali di un altro individuo (il discorso vale anche per commercialisti, consulenti del lavoro, ingegneri, architetti ecc.), il professionista per l’appunto. Il cliente auspica normalmente di trovarsi al cospetto del miglior professionista che applichi l’onorario più basso. I professionisti però non sono tutti uguali e non hanno la stessa esperienza e preparazione.

Il cliente deve prestare attenzione al suo interlocutore per capire in che modo si pone in relazione alla sua pratica. Pertanto, il costo dell’onorario può essere un indice della futura prestazione ma non il solo. Il fatto di chiedere onorari consistenti può non essere, di per se, la prova che la pratica sarà seguita dal professionista con la massima attenzione. Il cliente dovrà invece esporre al professionista, senza paura e nell’ottica di un proficuo scambio di vedute, i propri dubbi e timori.

L’avvocato dovrà fare uno sforzo per rendere comprensibile al suo assistito lo scenario giuridico che il cliente deve affrontare. La richiesta di un onorario troppo basso invece, sotto i limiti dei tariffari ormai aboliti (ed in vigore solo fino al 22 luglio 2012), rappresenta al contrario la quasi certezza  di una prestazione scadente.

Dal 22 luglio 2012 al posto dei tariffari obbligatori entreranno in vigore, con decreto del Ministero di Giustizia, i nuovi parametri – non obbligatori per i privati – che serviranno a dirimere le controversie tra avvocato o altri professionisti con i propri clienti e che saranno applicati dal giudice in mancanza di accordo tra le parti. Diventa quindi fondamentale che le parti si accordino preventivamente stipulando un contratto.

Nel caso del rapporto avvocato-cliente, il contratto di mandato professionale dovrà contenere l’oggetto dell’incarico, cioè la descrizione delle prestazioni professionali, con la specificazione se si tratti di assistenza legale stragiudiziale (es. consulenza, pareri o contratti) oppure di difesa e rappresentanza in uno specifico giudizio. Bisognerà dettagliare al massimo le attività che il professionista dovrà compiere, oppure le fasi (ad esempio: studio della controversia, introduzione della causa, fase istruttoria, fase decisoria e quella esecutiva) cui queste attività possono essere ricondotte, precisando il livello di difficoltà. Nel contratto si dovranno indicare le risorse umane che saranno impiegate e gli eventuali specialisti; si potrà prevedere un costo orario con un tetto predefinito, l’eventuale percentuale massima di aumento nel caso il professionista debba impiegare più tempo, risorse o personale qualificato a cui inizialmente non si era pensato; i legali dovranno precisare i tempi di evasione dell’incarico che non dipendono da attività fuori controllo degli avvocati come nel caso della giustizia contenziosa gestita dai giudici. Infine, e normalmente è ciò che vuol sapere il cliente, nel contratto dovranno essere indicati gli onorari di ciascuna attività o fase ed il loro criterio di determinazione con una sorta di check list.

C’è però un elemento che assume un grande valore. La scelta del professionista si basa sulla fiducia. Il rapporto fiduciario che si instaura tra le parti è un elemento di tale importanza che non potrà mai essere oggetto di regolazione esterna.

Avv. Orlando Navarra
Presidente Casa del Consumatore Val d’Aosta