Che l’elettronica domestica di consumo sia in difficoltà da qualche anno non è un mistero. La crisi mondiale non ha fatto altro che accentuare questo trend, già di per sé negativo.
La strategia migliore per reagire ai cali delle vendite e stimolare nuovi acquisti è sempre la stessa: l’innovazione tecnologica. Così come avvenuto in passato con l’introduzione dell’audio surround, del dvd, dell’alta definizione e del blu ray, oggi il mercato cerca di reagire proponendoci il 3D. Sarà un successo o un flop?
Difficile dirlo, anche se abbiamo un precedente abbastanza sconfortante, ovvero l’audio multicanale (la simulazione 3D per le orecchie). Se pensate che oggi, per ottenere un corretto effetto surround, dovremmo ingombrare il nostro salotto di ben otto diffusori, tutti posizionati secondo precise specifiche, per avere alla fine un effetto comunque artificiale di cui può godere appieno solo uno, massimo due spettatori, mentre gli altri sono condannati a patire la prevalenza degli effetti di riverbero, oppure dell’audio di un canale. Ecco presto spiegato perché, dopo gli entusiasmi iniziali, l’audio multicanale è rimasto abbastanza al palo e risulta spesso faticoso e sgradito anche al cinema, perché ogni posto scegliamo saremo sempre condannati al compromesso e all’assurdo di sentire suoni venire da dietro mentre guardiamo un’immagine piatta.
La novità degli ultimi mesi è l’immagine 3D, prepotentemente (im)posta all’attenzione dei consumatori sull’onda del successo del film Avatar. Sono così già arrivati i primi televisori 3D, ma anche computer, giochi, lettori blu ray, proiettori, macchine fotografiche, album elettronici, nonché programmazioni televisive (alcune partite dei mondiali di calcio saranno riprese in 3D).
Come funziona il 3D? Al cinema la tecnica utilizzata è quella della luce polarizzata: vengono contemporaneamente proiettate due immagini tra loro sovrapposte e diversamente polarizzate. Gli occhialini, dotati di due diversi filtri, fanno vedere a ciascun occhio solo una delle due immagini polarizzate. In questo modo si percepisce un’immagine tridimensionale. Per il 3D domestico si sta invece affermando la tecnica degli occhialini con otturatore.
A che punto è la tecnologia? Sicuramente è più evoluta che in passato, ma ancora acerba. La visione di un intero film con l’uso degli occhialini è una specie di supplizio per i nostri occhi e cervello, addirittura insopportabile per chi già usa occhiali. Le immagini appaiono più scure (perché filtrate dalle lenti degli occhialini), non è possibile guardare al di fuori del campo visivo degli occialini e spesso l’effetto finale è insoddisfacente.
Esistono tra l’altro (singolarmente) diversi tipi di occhialini, per cui non sono intercambiabili tra loro e se comprate un tv color 3D ve ne danno un paio solo.
C’è poi la sbandierata possibilità di “trasformare” le immagini 2D in 3D: anche questa, per ora, è un’operazione che dà risultati artificiali e spesso grotteschi. La cosa ancora peggiore è che, spesso anche per il materiale nativo 3D, l’audio e il video se ne vanno ognuno per i fatti suoi; può capitare così di trovarsi un attore ad un palmo dal naso, ma la sua voce sembra provenire dalla nostra cucina. Dotatevi di pillole contro il mal di mare, prima di accomodarvi alla visione!
Interessanti, anche se paiono per ora più gadget che altro, sono poi le tecniche 3D senza ausilio di occhialini (fondate su principi fisici quali la autostereoscopia o i prismi, come quelli delle cartoline tridimensionali). Anche qui la tecnologia è ancora agli inizi, ma potrebbe avere evoluzioni interessanti.
Il consiglio per i consumatori, in conclusione, qui più che in altre occasioni, è per ora di “stare a vedere”, magari senza usare troppo gli occhialini!