La spesa nella città più cara d’Italia

Qui di seguito i consigli dell’esperta Renata Galanti per una spesa sicura e all’insegna del risparmio.

Crisi economica e sicurezza alimentare: la famiglia-consumatore di una grande città metropolitana, e prendiamo l’esempio di Milano che è emblematico, in che modo sente queste problematiche?
Certamente fare la spesa nella città più cara d’Italia significa molte cose. Il consumatore deve coniugare la necessità di un’alimentazione sicura e sana con un diminuito potere d’acquisto dei salari, anche in funzione delle maggiori spese per i vari servizi essenziali come luce, gas, ecc., aumenti che può solo subire.

Quali sono a suo avviso i vari tipi di distribuzione alimentare disponibili a Milano più interessanti sui quali può contare chi è responsabile degli acquisti di una famiglia?
La capitale economica del nostro paese in misura forse maggiore che in altre aree meno servite, dispone di un’articolata tipologia di catene distributive alimentari. A parte il fatto che si annoveri  tra le città più care d’Italia e nel mondo, i prezzi dei generi alimentari essenziali possono variare a seconda della qualità del prodotto, della casa produttrice, della tipologia distributiva e come dicevamo sopra della città in cui si vive. A Milano il consumatore per trovare cibi, bevande e altri prodotti di comune necessità (detersivi, casalinghi, ecc.), dispone di numerosi supermercati, di negozi di tipo tradizionale, di punti vendita di alimenti biologici, di negozi cosiddetti “discount” (low price), dei mercatini rionali (ben 95 in città), dei mercati comunali (in fase peraltro di trasformazione), ed ultima, ma non ultima, della così detta “spesa a km 0”.

Quindi il consumatore per districarsi tra qualità alimentare, comodità distributiva e oculatezza di spesa, in una grande città come Milano, dove sono fortunatamente presenti molteplici offerte, deve obbligatoriamente trasformarsi in un consumatore informato. Potrebbe approfondire questo nuovo tipo di spesa a km 0 di cui tanto si sente parlare e che sembra una nuova moda?
Sì, si tratta dei Farmer’s Market, organizzati dagli agricoltori dove la vendita è diretta senza intermediazione, ormai una realtà affermata negli Stati Uniti ed in alcuni paesi europei; in Italia stanno iniziando a sorgere con notevole successo, integrando così l’altra possibilità già presente nel nostro paese di spesa in cascina. Farmer’s Market significa prodotti locali a filiera corta, anzi cortissima, perché diretta, dal produttore al consumatore. Io stessa ho inserito nel mio sito indirizzi della provincia di Milano dei Farmer’s Market – Spesa Amica Coldiretti a prezzo monitorato e delle cascine dove è possibile effettuare la spesa a km 0, perché durante le trasmissioni radiofoniche che conduco, ho avuto molte richieste. A questo proposito voglio aggiungere che le informazioni sui Farmer’s Market della Lombardia e di tutte le altre regioni sono fornite direttamente da Coldiretti, primo attore insieme a Spesa Amica di questa rivoluzionaria iniziativa di mercato.

Quali sono le garanzie per il consumatore in relazione alle informazioni contenute sulle etichette di prodotto in relazione agli ingredienti ed alla tracciabilità?
Nelle etichette ci sono indicazioni obbligatorie ed indicazioni facoltative, occorre allora privilegiare quei produttori che oltre alle indicazioni obbligatorie forniscono tutte le informazioni utili per rendere l’etichetta leggibile e “trasparente” nel modo  più chiaro possibile. Il consumatore deve saper, per esempio, che gli ingredienti devono essere indicati in ordine decrescente; facciamo per maggior chiarezza un semplice esempio con una barretta di cioccolato: se l’ingrediente cacao (con la sua percentuale) non è posizionato in alto al primo posto…  beh, in questo caso si trarranno le dovute conclusioni!

Ci stiamo addentrando quindi nel merito del contenuto dell’etichetta, delle percentuali, dei vari additivi e così via, ed è qui forse che il consumatore, pur attento, può incontrare qualche difficoltà, se non ha molta dimestichezza con la chimica per decifrare sigle varie…Anche qui informazione e buon senso sono le armi da mettere in campo. E’ bene che il consumatore sappia che gli “aromatizzanti” possono a volte nulla avere a che fare con il prodotto che li contiene. Un esempio? Era stata proposta addirittura l’aranciata senza arancia! Fortunatamente non se ne è fatto più nulla, la cosa migliore è che la mamma faccia al suo bambino una bella spremuta di arancia! In questo senso il Ministro Zaia sta operando una vera e propria rivoluzione, proponendo l’etichettatura “trasparente” per il latte e i suoi derivati, dove sull’etichetta tra le altre indicazioni dovrà apparire la provenienza ed il nome e cognome del produttore, e questo dovrà essere valido anche per gli altri prodotti agricoli, sull’esempio di quanto è stato fatto per la carne (dopo il problema mucca pazza) dove l’etichetta riporta la completa tracciabilità della filiera, compreso il paese d’origine.

Si è sentito da più parti parlare di prodotti agroalimentari falsi made in Italy: è un fenomeno presente anche nel nostro paese?
Sì, purtroppo è un dato presente anche da noi, seppure in misura ridotta rispetto all’estero dove i prodotti agroalimentari italiani sono maggiormente falsificati. Ogni anno la nostra industria subisce per questa causa un danno incalcolabile; tipico esempio il Parmigiano Reggiano che è il prodotto alimentare più imitato al mondo. Ma il danno maggiore lo subisce comunque il consumatore.

Signora Galanti, cosa ci può dire dei famosi OGM: OGM sì, OGM no?
Le rispondo subito con un sonorissimo NO! E fortunatamente non sono la sola a pensarla in questo modo; da un’indagine Coldiretti il 70% degli italiani dice no agli OGM e a quanto sembra neppure a livello europeo sono ben accetti. Per fortuna abbiamo il miglior Ministro dell’Agricoltura che potessimo sperare. Il Ministro Zaia sugli OGM si è espresso in modo molto chiaro e cioè che nel nostro paese non desideriamo accettare tale pratica.

E’ di alcuni giorni fa la notizia che la Commissione Europea aumenta la soglia consentita di aflatossine da 4 microgrammi al kg a 10 microgrammi al kg in alcuni prodotti come le mandorle, le nocciole, i pistacchi e derivati, ma anche cereali, derivati dai cereali ed alcuni semi oleosi. Come ben sappiamo l’inquinamento da aflatossine è gravemente tossico e cancerogeno per l’uomo con conseguenze gravissime e irreversibili: come è possibile che la Commissione proponga una cosa che appare così illogica e assurda. Siamo forse stati troppo prudenti prima, o ci potrebbero essere delle altre ragioni magari economiche dietro a questa decisione?
Le sono grata di questa domanda perché pone una possibile serie di quesiti sui quali il consumatore deve essere assolutamente informato. L’aumento della soglia consentita delle aflatossine dall’attuale livello di 4 mg a 10 mg deriva dalla presa visione di uno studio scientifico effettuato da EFSA (gruppo scientifico Contam) per conto della Commissione Europea, secondo il quale questa soglia non sarebbe pericolosa per il consumatore e non dovrebbero esserci ripercussioni sulla salute pubblica. Il gruppo di esperti scientifici Contam ha infatti concluso che l’aumento dei livelli di aflatossine totali da 4 µg/kg a 8 o 10 µg/kg per tutte le noci a guscio non avrebbe conseguenze negative sulla salute pubblica. Gli esperti Contam avrebbero tuttavia ribadito le precedenti conclusioni riguardo l’importanza di ridurre il numero di alimenti altamente contaminati immessi sul mercato. La posizione del Governo italiano è assolutamente chiara ed ha votato contro (unico paese) a questo innalzamento, accogliendo il parere espresso dall’Istituto Superiore di Sanità e dal mondo scientifico italiano.

Come possiamo difenderci da tutto ciò?
Il consumatore deve sforzarsi di entrare in possesso di tutte quelle informazioni che gli possono consentire una spesa consapevole per salvaguardare la propria salute e quella dei propri cari.

Renata Galanti, membro della Commissione Ministeriale per la valorizzazione del patrimonio agroalimentare italiano e del Gruppo Sicurezza Alimentare del CNCU.

Con il contributo della Direzione Generale Commercio, Fiere e Mercati della Regione Lombardia: la Direzione promuove e sostiene, nell’ambito dei propri programmi d’intervento, iniziative di tutela dei consumatori e degli utenti.
Per informazioni è possibile consultare il sito internet
www.commercio.regione.lombardia.it.