Ci ha segnalato un nostro associato una situazione davvero paradossale, dannosa per gli utenti e grave.
Partiamo dalla fine per arrivare all’inizio: il nostro associato, che chiameremo mr. x, percorre un tratto autostradale che costa 12,70 € ma la società Autostrade lo fa pagare 18,00 €.
Mister x è un abituale frequentatore della tratta autostradale Parma – Genova Est e ha notato un aumento spropositato del pedaggio da quando è stato realizzato lo svincolo di Piacenza per il raccordo fra l’A1 e l’A21 (prima era necessario uscire a Piacenza, percorrere un tratto di tangenziale e poi riprendere l’A21).
Facendo alcune prove, mr. x ha notato che, se non si percorre il tratto interno ma si esce e rientra in un casello intermedio, si risparmia molto sul pedaggio (sul nostro sito potete vedere la ricevuta telepass che lo dimostra).
In pratica, se si entra a Parma, si esce a Casteggio e si rientra a Casteggio per poi proseguire sino a destinazione (Genova Est), si pagano 12,70 €, mentre se si percorre un’unica tratta (Parma – Genova Est) si pagano 18,00 €.
Come abbiamo verificato, l’importo addebitato è quello della tratta Parma – Genova Est via A1 – A15 – A12 (quindi il percorso via La Spezia).
Chiesti chiarimenti alla società Autostrade per l’Italia S.p.A., gli è stato risposto che “la progressiva interconnessione della rete autostradale ha reso necessaria l’adozione di criteri di riferimento per l’attribuzione delle percorrenze e, conseguentemente, dei pedaggi, dato che il percorso compiuto in
autostrada viene rilevato soltanto attraverso i caselli di entrata e di uscita. Partendo dal presupposto che, in presenza di più alternative, il cliente scelga la via più breve per compiere il suo viaggio, fu raggiunto all’inizio degli anni 90 un “Accordo di interconnessione” fra le società Concessionarie di autostrade, che stabilì l’attribuzione dell’itinerario di lunghezza inferiore ai fini del calcolo del pedaggio.
Le ultime interconnessioni realizzate (fra la A1 e la A21, prima a Fiorenzuola e più recentemente a Piacenza) hanno determinato, come è naturale, l’attribuzione di nuove percorrenze per origini/destinazioni che in precedenza venivano intercettate da barriere diaframmatiche.
Ciò, aumentando le alternative di percorso, ha però comportato anche l’insorgere di situazioni limite, determinate dall’esistenza, per lo stesso viaggio, di più itinerari di lunghezza molto prossima, che possono presentare pedaggi diversi e non sempre in misura proporzionale alle rispettive lunghezze, a causa dei differenti livelli tariffari applicati dalle Concessionarie.
Questo stato di cose comporta, sempre ai fini del pedaggio, la possibile attribuzione di percorrenze non corrispondenti a quelle realmente effettuate, dato che, per piccole differenze di percorso, un cliente può optare per quello di lunghezza superiore se ritenuto più conveniente (ad esempio per la presenza di tratte con minor traffico)”.
In buona sostanza quindi la società Autostrade per l’Italia si sente autorizzata a scegliere lei il percorso del cliente. Questa scelta arbitraria, come scrivono le stesse Autostrade, “comporta la possibile attribuzione di percorrenze non corrispondenti a quelle realmente effettuate” (!!!???). Il fatto ulteriormente ingiusto è che la società Autostrade non addebita (come sarebbe logico e corretto) il pedaggio più economico, ma quello del percorso più breve (ma perché?), che può essere più caro di quello più lungo.
Queste “situazioni limite” si verificherebbero anche in altri non ben precisati tratti autostradali….
Vi preghiamo di commentare questo articolo indicandoci se anche a voi è capitato e dove.
Vi anticipiamo che stiamo chiedendo ad Autostrade per l’Italia un chiarimento sui tratti dove si possono creare queste situazioni e di rimborsare tutte le somme indebitamente fatte pagare per tratte autostradali che la società non è in grado di stabilire se sono state percorse o meno dall’utente.
Vi terremo aggiornati.