Ci siamo mai chiesti quale latte viene utilizzato per produrre gli yogurt e i formaggi che mangiamo?
Quando acquistiamo latte Uht di una marca italiana o locale, siamo davvero sicuri che è stato munto in Italia?
La risposta non può che essere negativa, tanto più se consideriamo il fatto che l’Italia importa circa 8 milioni di tonnellate di latte all’anno.
Di questa problematica si è occupato il Ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, con il Decreto in materia di “etichettatura del latte sterilizzato a lunga conservazione, del latte Uht, del latte pastorizzato microfiltrato e del latte pastorizzato ad elevata temperatura“. Tale normativa prevede alcuni obblighi per i produttori:
– indicare in etichetta l’origine di questi tipi di latte (cioè dove è stato munto);
– indicare in etichetta le varie sostanze “trasformate” usate per produrre formaggi o latticini;
– indicare in etichetta l’origine dell’eventuale cagliata utilizzata per i formaggi.
Il decreto inoltre vieta di produrre formaggi e latticini con latte in polvere, proteine concentrate, caseine e caseinati.
Secondo i dati forniti dal Ministero delle politiche agricole “il 75% degli italiani dichiara di essere disposto a spendere di più per i prodotti alimentari pur di avere la certezza dell’origine della materia prima”. Pertanto, secondo il Ministro Zaia, “questo provvedimento sarà una rivoluzione trasparente per il latte italiano e i suoi derivati che garantirà i produttori e i consumatori”. Gli obblighi di trasparenza sanciti dal Decreto, infatti, dovrebbero permettere una scelta più consapevole per i consumatori ed una concorrenza più leale tra i produttori.
Insomma questa proposta dovrebbe piacere a tutti, purtroppo, però, non è così.
Hanno espresso ferma opposizione Assolate (associazione che tutela e rappresenta gli interessi delle industrie italiane che operano nel comparto lattiero caseario) e Federalimentare (associazione che tutela e rappresenta l’industria alimentare italiana), secondo cui una normativa del genere penalizzerebbe le imprese italiane e favorirebbe la delocalizzazione.
Insomma l’industria di produzione e trasformazione teme il blocco dell’importazione di prodotti realizzati in altri paesi europei e una troppo onerosa attività di trasformazione del latte in Italia.
In questo momento il provvedimento si trova al vaglio della Commissione Europea che dovrebbe pronunciarsi entro la fine di settembre.
Quello che la Casa del Consumatore auspica è che prevalga il valore della trasparenza e della correttezza nei confronti dei cittadini europei sull’eventuale timore (poco fondato) di restrizioni della libera concorrenza e del libero mercato.
“Attendiamo fiduciosi il placet europeo alle decisioni del Ministero – commenta Renata Galanti, la nostra esperta di alimentazione -, nella convinzione dell’importanza per il consumatore di conoscere l’origine dei prodotti che acquista, e anzi nella speranza che proposte simili possano riguardare in futuro anche altri tipi di prodotti alimentari”.