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Affitti in nero, la finanza interroga gli studenti…

Non è bastata la normativa sulla cedolare secca a dissuadere molti proprietari dall’affittare in nero i propri immobili. Ora ci prova la Guardia di Finanza a smascherare chi fa il furbo…

Si tratta di una pratica ancora molto diffusa. Quelli che maggiormente la subiscono, in genere, sono gli studenti che hanno la “sfortuna” di abitare troppo distanti dalla sede della facoltà prescelta.
Oltre a doversi spesso accontentare di appartamenti di piccole dimensioni, mal arredati e comunque poco confortevoli, gli universitari si trovano a dover sostenere affitti piuttosto alti.
A guadagnarci, però, sono solo i padroni di casa: al contratto di affitto, magari stipulato “a voce” e, in ogni caso, non registrato, non corrisponde quasi mai un reale risparmio per il conduttore.

Di recente, però, la Guardia di Finanza ha ideato nuovi metodi per combattere il “mercato nero” delle locazioni.
La prima di queste strategie è stata messa in atto a Bari ed ha consentito di smascherare molti evasori.
Il metodo è questo: si richiede all’Università di fornire i nominativi degli iscritti “fuori sede”, si selezionano quelli residenti a oltre 50 km di distanza dalla facoltà e si invia loro un questionario per raccogliere informazioni su stanze o appartamenti da loro eventualmente presi in affitto.
Affinchè la compilazione dei questionari avvenga in maniera corretta e le informazioni così fornite siano attendibili, vengono previste e applicate sanzioni a chi non restituisce il questionario oppure vi inserisce dati non veritieri.

Con questo metodo, nella sola città di Bari sono stati scoperti più di 350 contratti di locazione transitoria in nero.
Purtroppo, però, sono state applicate sanzioni a circa 50 studenti che, forse per paura o per omertà, non hanno riconsegnato i questionari o li hanno compilati con risposte non corrispondenti al vero.

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