Consumatore

Anche Disney+ verso lo stop alla condivisione delle password


Negli ultimi anni, la condivisione delle password è diventata una pratica comune tra gli utenti di servizi di streaming, permettendo a molte persone di accedere a contenuti senza pagare per un abbonamento individuale. Tuttavia, una crescente tendenza nel mondo dello streaming sta portando alla fine di questa prassi: Netflix ha aperto la strada con misure restrittive, e ora anche Disney+ sta seguendo questa scia.

Ma quali sono le ragioni di questa scelta e quali sono le implicazioni di questo cambiamento per i consumatori?

Netflix è stato il pioniere nella lotta contro la condivisione delle password: infatti, in un articolo dello scorso anno, abbiamo informato i consumatori sulla decisione della piattaforma di implementare restrizioni rigorose per limitare l’uso degli account al solo nucleo familiare. Questa decisione, come già detto in passato, è stata guidata dalla necessità di proteggere i propri ricavi, poiché ogni utente che condivide un account rappresenta una perdita economica. Inoltre, Netflix ha manifestato preoccupazioni per la sicurezza dei dati, poiché la condivisione delle password può esporre gli utenti a rischi di accesso non autorizzato e compromissione delle informazioni personali.

A distanza di più di un anno, questa strategia ha portato a un aumento significativo del numero di abbonati paganti per il Colosso statunitense, dimostrando che le restrizioni sulla condivisione possono effettivamente stimolare la crescita degli abbonamenti, nonostante il malcontento iniziale degli utenti.
Da un paio di mesi a questa parte, sembra che anche Disney+, altra nota piattaforma di streaming video, stia seguendo l’esempio di Netflix e stia preparando una strategia simile per bloccare la condivisione delle password. Il CEO di Disney, Bob Iger, ha annunciato che a partire da giugno 2024, Disney+ ha iniziato a implementare restrizioni per limitare l’uso degli account al solo “nucleo familiare”. Questa mossa si inserisce in un contesto più ampio in cui Disney mira a migliorare i propri margini di profitto e a sostenere la crescita del servizio di streaming. Sempre secondo le dichiarazioni di Iger, la prima fase dell’implementazione delle nuove restrizioni avrebbe riguardato solo alcuni Paesi selezionati, con un’estensione graduale a livello globale entro settembre 2024. Anche se i dettagli specifici delle modalità con cui Disney+ intende attuare queste restrizioni non sono ancora chiari, è probabile che il servizio utilizzi metodi simili a quelli di Netflix, come il monitoraggio degli indirizzi IP e dei dispositivi utilizzati per accedere agli account.

Disney+ però potrebbe non essere l’unica piattaforma a seguire le orme di Netflix nel futuro prossimo: sembra infatti che anche Amazon Prime Video e altre piattaforme come Hulu e, potenzialmente, HBO Max, stiano mostrando interesse per strategie simili. Anche se la strategia delle loro politiche per il blocco della condivisione non sono state ancora divulgate, è evidente che la tendenza a limitare la condivisione delle password sta guadagnando terreno. Questo cambiamento è in parte ispirato dai risultati positivi ottenuti da Netflix e al contempo dall’esigenza di ottimizzare i ricavi in un mercato altamente competitivo dove anche altre piattaforme potrebbero adottare misure analoghe.
Tuttavia, l’approccio comune tra queste piattaforme non si limita allo stop della condivisione delle password: molti servizi stanno infatti esplorando l’introduzione di brevi spot pubblicitari nel loro piano “base”, portando così alla creazione di ulteriori piani a prezzo maggiorato per eliminare la pubblicità. Questa mossa va intesa come parte di una strategia per aumentare i ricavi e diversificare le offerte.

Non possiamo considerarla una certezza, ma non è difficile convincersi del fatto che, con l’introduzione di politiche più restrittive e l’esplorazione di nuove forme di monetizzazione, il mercato dello streaming è destinato a cambiare, fornendo agli utenti una maggiore diversificazione nei modelli di abbonamento e una crescente presenza di pubblicità nei contenuti.

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