Come si fa a sapere quanto le nostre scelte incidono? Come si può essere più sensibili nei confronti di questo tema? Come si può quindi diventare Consumatori Consapevoli?
Lo abbiamo chiesto a uno studente di un liceo classico di Genova. Le sue risposte e considerazioni possono aiutare ognuno di noi a trovare le proprie risposte.
Leggiamo cosa ci ha scritto…
Qualche giorno fa La Casa del Consumatore mi ha chiesto di scrivere un articolo che avesse come tema la figura del “Consumatore Consapevole” e come ognuno di noi possa diventarlo; esaltato dall’incarico che mi volevano affidare, ho risposto immediatamente (mantenendo velata l’emozione) di sì. Poco dopo però, nel tempo impiegato per tornare a casa, ho avuto l’occasione di riflettere sull’argomento di cui avrei dovuto scrivere, realizzando che non avevo un’idea precisa di che cosa si intendesse con consumatore consapevole. Ad intuito ci sarei potuto arrivare, ma senza avere però quella sicurezza che ha solo chi sa realmente di che cosa sta parlando.
Al termine quindi di questa riflessione, che mi trovava profondamente impreparato sull’argomento, ho deciso di documentarmi meglio.
Ebbene, posso dire ora che con Consumatore Consapevole si identificano tutti gli individui che, nel momento di un acquisto, hanno una spiccata sensibilità sull’impatto che quel dato prodotto o servizio ha nei confronti di qualcun altro, portando nella propria vita solo quello di cui hanno davvero bisogno.
La differenza tra un Consumatore Consapevole e uno che non lo è consiste nel fatto che il Responsabile sa di avere dalla sua parte non solo il potere di acquisto, ma anche un’influenza sugli altri e sull’ambiente.
Ma come si fa a diventarlo? Cosa può ognuno di noi fare per bilanciare il proprio stile di vita (in particolare i propri acquisti) e il bene comune, evitando di gravare sugli altri o sull’ambiente?
Il consiglio di cui far tesoro in questo caso è uno solo, e consiste nel verbo (uno fra i primi che conosciamo sin da bambini): imparare.
Imparare a chiedersi come è stato prodotto un capo, così come un cibo, o un cosmetico. Imparare a leggere le etichette dei capi che acquistiamo per sapere cosa mettiamo a
contatto con la nostra pelle (i materiali sintetici, ad esempio, sono indice di bassa qualità del prodotto). E proprio da questo punto, se ne può aggiungere un altro: imparare che ciò che in un prodotto conta di più è proprio la qualità dei materiali di cui è fatto. Una garanzia di qualità, seppur spesso a prezzi moderatamente elevati, è rappresentata dal marchio Made in Italy (attenzione, diffidate dei falsi! Possono verificarsi situazioni in cui l’etichetta made in Italy sia l’unica parte del prodotto realmente confezionata in Italia).
Un consiglio invece per chi non vuole che le proprie spese gravino sull’ambiente è quello di cercare negozi online di prodotti biologici (certificati, si intende) e tenere traccia dei negozi che hanno prodotti in linea con la filosofia green per ricordarti di comprare da loro.
L’ultimo accorgimento, a mio avviso forse il più facile da mettere in atto, ma al tempo stesso più importante, è quello di imparare l’arte del riuso e cercare prodotti di seconda mano. Questa è infatti un’ottima alternativa per dare nuova vita a ciò che è ancora in buono stato, riducendo da una parte lo spreco di prodotti che potrebbero essere utilizzati nuovamente, dall’altra evitando che ne vengano acquistati di nuovi alimentando il consumo eccessivo, parte purtroppo integrante della nostra società.
Alessandro Corcione, Liceo Classico Colombo di Genova
#EduCO educazione per un Consumatore Consapevole”. Realizzato con il finanziamento concesso dal MLPS – annualità 2021- Avviso n.2/2020.