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Assorbenti: in Italia non sono un bene primario


Sono tanti i prodotti di cui è complicato fare a meno ma, per ogni donna, ce n’è uno assolutamente indispensabile: l’assorbente. Come mai costano così tanto? Per la legge italiana, questo prodotto non è considerato bene di primaria necessità, infatti è tassato al 22%, al pari delle automobili e dei televisori. Leggi questo articolo per scoprirne di più.
Nessuna donna può farne a meno
Non è possibile, per chi ha le mestruazioni, fare a meno degli assorbenti per condurre una vita normale e in salute. Senza gli assorbenti si subirebbero conseguenze pesanti per la nostra salute sia fisica che mentale. Questa una tassa che grava direttamente sulle donne e in particolare le donne con poco reddito che, per risparmiare, magari acquistano prodotti meno buoni. Gli assorbenti sono infatti tassati al 22%, come un tablet o un capo di abbigliamento. Se gli assorbenti venissero considerati essenziali, l’IVA sarebbe solo del 4%, dovrebbero entrare nella lista dei beni essenziali, che comprendono pane, pasta, riso, quotidiani e protesi dentarie.

Basilico e rosmarino al 5%
Su latte e ortaggi, che sono beni primari e deteriorabili, viene applicata l’aliquota al 4%, insieme a occhiali o protesi per l’udito, ma anche i volantini e manifesti elettorali. Iva ridotta al 10% anche per carne, birra, cioccolato, ma pure tartufo, e merendine, che proprio indispensabili non sarebbero, come non lo sarebbero i francobolli da collezione e gli oggetti di antiquariato. Perfino basilico e rosmarino sono al 5%. Gli assorbenti sono al 22%, esattamente come le automobili e i televisori.

I pannolini al 22%
Lo stesso calcolo è possibile applicarlo ai pannolini per neonati. Quella dei pannolini è una spesa fissa per tutte le famiglie che crescono un bambino nei primi tre anni di età. In media, un pacco di venti pezzi costa 8 euro, nei primi mesi dura 2 giorni. In una anno una famiglia sborsa più di 1.100 euro in pannolini e circa 200 sono d’imposta. Si tratta, anche in questo caso, di beni di prima necessità.

Il ciclo non è un lusso
Il tema è ovviamente molto sentito dalle donne, infatti su Change.org è stata lanciata la petizione “le mestruazioni non si tassano” ha raccolto oltre 170mila adesioni, con la richiesta di portare l’Iva al 4 per cento. La cosiddetta Tampon tax ha scatenato in tutto il mondo un acceso dibattito sostenuto dai movimenti delle femministe, ha portato in Europa i governi a prendere provvedimenti per la sua eliminazione o riduzione.

E nel resto d’Europa?
L’Olanda al 6%, la Francia ha portato l’imposta dal 20% al 5.5%, in Inghilterra dal 17,5% al 5,5%, il Belgio, dal 21% al 6%. L’Irlanda, così come il Canada, l’ha abolita. Di recente la Spagna ha annunciato che dal prossimo anno l’Iva sui prodotti femminili sarà abbassata al 4 per cento (oggi sono tassati al 10%) dopo che la regione autonoma delle Canarie aveva già introdotto a fine 2017 l’abolizione delle tasse sui prodotti di igiene femminile. Unica pecora nera resta l’Italia, che è uno dei paesi con percentuali più alte di tassazione insieme a Ungheria (27%), e Danimarca, Svezia e Norvegia, che arrivano al 25%. In Scozia vengono distribuiti gratuitamente alle studentesse.

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