Consumatore

Buoni fruttiferi che non sempre “fruttano”

Calcolatrice

Quarant’anni fa quando si voleva fare un regalo per una nascita, una laurea o un altro avvenimento importante, molti sceglievano il buono fruttifero.

Il buono fruttifero era molto in voga perché permetteva al destinatario, a distanza di anni (così si sperava), di potersi trovare una consistente somma di denaro da utilizzare come meglio desiderava.

Purtroppo non per tutti è andata così, vediamo perché.

Oggi, chi si trova tra le mani dei buoni fruttiferi per esempio del 1976, non è detto che ottenga tutti quei soldi che erano stati promessi all’epoca e che effettivamente sono indicati sul retro del buono.

Se prendiamo dei buoni fruttiferi emessi tra il 1974 ed il 1986, sul retro leggiamo dei veri rendimenti da record, fino al 16% l’anno! Ed è proprio per questo che all’epoca, il buono fruttifero veniva definito lo strumento ideale per risparmiare soldi, non solo perché si recuperava il capitale investito, ma perché finivano in tasca anche tutti gli interessi previsti e che erano piuttosto consistenti.

Nel luglio del 1986 però, il Governo decise di intervenire per adeguare i buoni fruttiferi all’inflazione, dimezzando questi bei rendimenti. Si tratta di una decisione che fece sorgere  molta rabbia tra i piccoli risparmiatori, soprattutto perché quest’azione colpì non solo i buoni emessi successivamente, ma anche quelli precedenti a tale data.

Tutti coloro che oggi si trovano con questi buoni fruttiferi, naturalmente pretendono di ricevere i rendimenti indicati sul buono, ma le Poste e la Cassa depositi e Prestiti non sono d’accordo ed anzi, poiché reputano quanto indicato sui buoni fruttiferi delle cifre da record, sono disposti solamente a versare la metà.

Due risparmiatori hanno deciso di portare il caso in Tribunale ed hanno ottenuto quanto promesso. Dopo di loro, sono stati tanti i ricorsi depositati nei tribunali italiani con la speranza dei consumatori di avere dei buoni… davvero fruttiferi.

Exit mobile version