Ha insomma vinto la tesi degli avvocati, che avevano da subito denunciato diversi profili di illegittimità delle norme sulla mediazione. Tra tutte le critiche, quella che ha trovato accoglimento è la più tecnica (e forse superabile con un nuovo provvedimento legislativo): il Governo aveva sbagliato a rendere obbligatoria la conciliazione, perché a ciò non era stato autorizzato dal Parlamento, che gli aveva sì conferito delega a legiferare in materia di mediazione, ma senza fare cenno alla sua obbligatorietà.
Insomma un cavillo, che mette però in crisi un colossale business nato intorno alla mediazione: dall’introduzione dell’obbligatorietà della mediazione sono infatti cresciuti esponenzialmente il numero degli organismi di mediazione e di corsi per mediatori, mediatori peraltro già oggi in crisi per carenza di lavoro, giunto in misura inferiore alle aspettative. Un enorme apparato che rischia di sgonfiarsi nel nulla, ripiombando agli scarsissimi numeri che sino a prima dell’introduzione dell’obbligatorietà avevano caratterizzato le mediazioni volontarie.
Un passo indietro? Forse no, perché la mediazione (obbligatoria) si trasformava molto spesso in un inutile aggravio di costi per chi voleva far valere i propri diritti in giudizio. Quanto agli effetti deflattivi del contenzioso, pur verificatisi, non avevano sino ad ora soddisfatto a sufficienza o comunque in misura tale da giustificare l’obbligatorietà per tutti.
Un capitolo chiuso? Staremo a vedere…