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Teleselling e internet: fallisce il registro delle opposizioni

A distanza di 16 anni circa dall’istituzione dell’Autorità Garante della Privacy e di 9 anni dall’introduzione del Codice della Privacy, in Italia la protezione della riservatezza è davvero assicurata?

Forse non del tutto.
Anche se la cultura della protezione dei dati personali si sta radicando pure nel nostro Paese ed è maggiore la consapevolezza del diritto alla privacy come un diritto fondamentale e garantito a livello costituzionale, l’evoluzione tecnologica costringe ad affrontare sempre nuove sfide e problematiche.

A pochi giorni dalla nomina dei nuovi membri dell’Autorità Garante della Privacy, vediamo quali sono i problemi risolti e le questioni ancora aperte, tenendo conto del bilancio tracciato del Presidente in carica, Francesco Pizzetti.

Due problematiche, di cui abbiamo già parlato nel precedente articolo e che necessiterebbero di una disciplina più adeguata riguardano le intercettazioni, da un lato, e i sistemi invasivi di lotta all’evasione fiscale, dall’altro; ma sono tanti i settori interessati dal problema privacy. Per esempio le telefonate commerciali indesiderate e il fallimento del registro delle opposizioni…

A più di un anno di distanza dall’introduzione del registro pubblico delle opposizioni, pare che poco o nulla sia cambiato. Il teleselling rimane una tecnica di marketing molto utilizzata e soprattutto molto fastidiosa e molesta per chi si trova a ricevere quotidianamente telefonate commerciali di tutti i tipi ad ogni ora del giorno e della sera.
A riconoscere l’insuccesso del sistema è lo stesso Pizzetti, il quale riferisce che le segnalazioni dei cittadini hanno raggiunto un ritmo giornaliero preoccupante.
Le aziende e i loro call center continuano, infatti, nella loro aggressività commerciale, spesso senza tenere conto di chi, con l’iscrizione al registro, ha revocato il proprio consenso a ricevere telefonate pubblicitarie.
A ciò si aggiunge un ulteriore comportamento scorretto tenuto da alcune imprese e consistente nell’effettuare chiamate anonime in modo da impedire a chi le ricevere di identificarne la linea di provenienza.
Proprio di recente, nel febbraio 2012, l’Autorità Garante ha sanzionato tre società operanti nel settore del telemarketing proprio per aver contattato persone iscritte al registro delle opposizioni e nel contempo per aver camuffato e celato la propria identità. In tutti e tre i casi il Garante ha anche disposto il blocco dei dati raccolti ed utilizzati illecitamente.

Internet: i rischi nascosti dietro i servizi gratuiti e i social network
Sempre nell’ambito delle pratiche commerciali scorrette, un comportamento molto diffuso consiste nell’intasare quotidianamente la casella di posta elettronica degli utenti del web con messaggi pubblicitari e proposte commerciali.
Come facciano le aziende a conoscere i nostri indirizzi mail rimane un mistero, anche se un sospetto lo abbiamo tutti… A partire dal Garante Pizzetti che ha definito quello dei servizi gratuiti online un vero e proprio inganno: “bisogna far emergere una verità conosciuta ma negata: i servizi sulla rete sono gratuiti perchè c’è un occulto ritorno economico nell’uso dei dati personali”.
Lo abbiamo visto pure con la spiacevole vicenda di italia-programmi.net: chi inseriva i propri dati (nome, indirizzo e email), per poter scaricare programmi “free”, si è ritrovato sommerso da solleciti di pagamento.
Peraltro, ad oggi, è difficile trovare il giusto punto di equilibrio tra privacy e libertà di comunicare, soprattutto in uno scenario ampio come quello di internet, privo di adeguate normative internazionali in materia. Per il momento, noi utenti del web dovremmo essere un po’ più prudenti nel comunicare i nostri dati e recapiti.
Oltre a questa, ci sono varie problematiche da risolvere in materia di tutela dei dati personali su internet. Dai social network ai motori di ricerca generalisti come Google, passando per l’informazione fai da te e il diritto d’autore sul web, sono tante le partite ancora aperte.
In particolare, il diritto all’informazione può “scontrarsi” con il c.d. diritto all’oblio, cioè il diritto a che informazioni e notizie pregiudizievoli (es. precedenti penali e vicende giudiziarie), non più di interesse pubblico, vengano oscurate o comunque rese inaccessibili ai motori generalisti.

Tutela della salute e dei dati sanitari
Più soddisfacente è stata l’attività dell’Autorità Garante della Privacy nell’ambito della protezione di dati particolarmente sensibili come quelli relativi alla salute dei pazienti.
In questo ambito l’Autorità ha utilizzato il metodo della “soft law”, predisponendo apposite linee guida il cui rispetto garantisce un’efficacie protezione dei dati. In particolare le prescrizioni hanno riguardato: le prenotazioni e le analisi ottenute attraverso le farmacie; la customer satisfaction in ambito sanitario; i blog finalizzati allo scambio di informazioni relative alla salute; i censimenti relativi a protesi particolarmente pericolose; le misure regionali di compartecipazione alla spesa sanitaria.

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