Consumatore

Da Megaupload a Library.nu: la condivisione di risorse è pirateria?

L’Fbi ha fatto chiudere Megaupload e Megavideo.
Un’alleanza internazionale di editori (compresa l’AIE, Associazione Italiana Editori) ha fatto chiudere Library.nu ed il suo servizio di sharehosting ifile.it.
Google ha stilato una black list di parole (ad esempio “torrent” e “xunley”) che non appaiono più nella funzione di autocompletamento delle chiavi ricerca.
La Guardia di Finanza di Venezia ha eseguito un sequestro preventivo emesso dal Gip di Parma nei confronti di FilmGratis.tv e ScaricoLibero.com.

Insomma, la pirateria ha i giorni contati?
Forse no, per un sito di condivisione che chiude ce ne sono altri che aprono.
Del resto, la caccia alla pirateria online è cominciata da diversi. Chi non ricorda la vicenda di Napster? Ma questo non ha impedito l’introduzione di nuovi sistemi di condivisione di risorse coperte da copyright.
Ultimamente, però, scaricare gratis film, serie tv, libri, musica e altri contenuti digitali sta diventando sempre più complicato e forse è giusto così.
Al diritto d’autore, che è previsto e tutelato dalla legge, infatti, non si contrappone alcun diritto degli utenti del web a scaricare illegalmente contenuti digitali protetti. Anzi, è una pratica vietata e perseguibile.

In realtà, chi decide una sera di guardare un film in streaming, di ascoltare un cd scaricato via torrent oppure di leggere un ebook scaricato da qualche biblioteca online, non ritiene di commettere un illecito.
Vuoi perchè lo fanno un po’ tutti (se non lo faccio io, tanto lo fanno gli altri), vuoi perchè non se ne percepisce immediatamente il disvalore, vuoi perchè gli artisti (cantanti, attori, autori) guadagnano così tanto che non andranno certamente in rovina per un “innocente” download…
Fatto sta che siamo tutti un po’ pirati informatici.
E lo facciamo senza considerare che stiamo in qualche modo danneggiando l’industria cinematografica, discografica, editoriale, ecc…: non soltanto gli artisti, ma tutte le persone che lavorano alla realizzazione e distribuzione di un prodotto artistico.

Da parte loro, le major dell’intrattenimento lamentano danni milionari. Si tratta di stime a dir poco esagerate, perchè il metodo di calcolo utilizzato (un download = una vendita mancata) non rispecchia del tutto quella che sarebbe la realtà.
Se ogni contenuto scaricato venisse pagato regolarmente, si rinuncerebbe alla maggior parte di ciò che oggi si scarica illegalmente, quindi il numero dei download diminuirebbe drasticamente.
Ne deriva che il danno economico effettivamente subito dalle case di produzione c’è, ma non è così elevato come loro denunciano.
Probabilmente (e noi lo auspichiamo) l’industria dell’intrattenimento sopravviverà alla pirateria informatica, magari un po’ più “impoverita”, ma ce la farà.
Del resto, la condivisione di risorse non può sostituire l’emozione di andare ad un concerto o il piacere di andare al cinema. Senza contare, poi, i tanti affezionati alla carta, che non leggerebbero mai un libro in formato digitale senza poterlo toccare con mano e sfogliarlo pagina per pagina.

Avv. Valeria Gritti
Casa del Consumatore – sede di Genova

Exit mobile version