I prodotti a base di insetti sono ancora poco diffusi, soprattutto a causa del prezzo: la farina di insetti costa circa 70 euro al chilo, a fronte dei 2 euro al chilo per la farina di frumento.
Inoltre, il settore è relativamente nuovo e la tecnologia e la ricerca ha ancora molto da lavorare, sia sui modelli di allevamento sia sulla sicurezza. Prima di introdurre nuovi alimenti in commercio, occorre, infatti, studiare nel dettaglio dati microbiologici e chimici che attestino la sicurezza per il consumatore e i rischi di reazioni allergiche.
Infine, in Italia, orgogliosa del Made in Italy in cucina e ben nota per avere un patrimonio culinario radicato, il maggior ostacolo da superare sembra essere il pregiudizio culturale: tra tabù, disgusto e abitudini, la maggior parte degli italiani non considera ancora gli insetti come alimenti da inserire nella propria dieta.
Tuttavia, il settore è cresciuto notevolmente e si stima che possa crescere ancora.
L’Unione Europa ha già autorizzato il commercio di ben quattro tipologie di insetti: Acheta domesticus (grillo domestico), larva di Tenebrio molitor (larva gialla della farina), larva di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) e Locusta migratoria. In Italia, sono stati avviati quattro decreti legge con l’obiettivo di garantire trasparenza ai consumatori. I provvedimenti riguardano regolamentazioni sulla conformità dell’etichettatura, che deve essere precisa, chiara e ben visibile, e sulla vendita, che deve avvenire in scaffalature dedicate.
Quali sono, allora, i vantaggi di questo nuovo settore alimentare?
Dal punto di vista nutrizionale, gli alimenti a base di insetti sono ricchi di proteine di alta qualità e nutrienti paragonabili a quelli forniti da carne e pesce. Il loro consumo potrebbe essere una soluzione per ridurre la povertà proteica di molti Paesi e per far fronte alla necessità di diversificare la dieta e limitare il consumo di carni.
Il principale punto di forza è indubbiamente legato alla sostenibilità. L’allevamento di insetti necessita di consumi idrici sensibilmente ridotti e produce quantità di gas serra molto più basse rispetto agli allevamenti intensivi di bestiame tradizionale. Inoltre, gli insetti, animali a sangue freddo, presentano un’alta efficienza di conversione nutrizionale, hanno cioè bisogno di minor mangime per produrre un aumento di peso corporeo.
Le ricerche in atto, tuttavia, evidenziano anche che le attuali pratiche di produzione non sono ancora abbastanza efficienti per contribuire in modo davvero significativo a una riduzione del riscaldamento globale.
Mangiare insetti è un’alternativa sostenibile per chi cerca di ridurre l’impatto ambientale della propria alimentazione e rappresenta un’importante scommessa per il futuro, ma non sarà questa l’unica strada da percorre per un Paese meno inquinato. Il problema alimentare è destinato ad avere un ruolo centrale nei prossimi anni e a ciascuno di noi è richiesto di compiere scelte di consumo consapevoli, a partire dal ridurre il più possibile l’acquisto di cibi provenienti da allevamenti intensivi e prediligere diete basate sul consumo di vegetali.
E voi da che parte state? Siete pro o contro?
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