Piano Famiglie: una risposta alla crisi

Si è tenuta ieri la cinquantesima Assemblea dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana.
Nella propria relazione il Presidente Corrado Faissola ha evidenziato che sui mercati finanziari internazionali è tornata l’incertezza.

“Le nuove turbolenze originano dalle preoccupazioni circa la crescita dei debiti sovrani: in un gioco di trasposizione che non è nuovo nella storia economica, la crisi sembra trasferirsi dai sistemi finanziari che l’hanno generata agli Stati che sono intervenuti per arginarla”; “va scongiurato” ha ammonito il Presidente “il rischio che la ripresa in atto sia compromessa, che la disoccupazione resti agli alti livelli derivanti dalla crisi, che sia precluso l’accesso ad un sentiero di sviluppo più robusto ed equilibrato”.

Secondo l’ABI il raggiungimento di questi traguardi presuppone un sostenibile quadro di finanza pubblica di medio termine. È un imperativo per tutti.

Nella relazione si legge inoltre che “siamo riusciti ad evitare il credit crunch; abbiamo sopportato un aumento significativo delle sofferenze, contribuendo così in misura importante a pagare il conto che la crisi ha imposto al Paese; abbiamo comunque mitigato, tenuto conto dell’intensità dello shock macroeconomico, il peggioramento della qualità dell’attivo”.

Il credito alle famiglie, dopo una fase di decelerazione durata fino agli inizi del 2009, ha ricominciato a crescere: secondo i dati ABI alla fine di maggio risultava in aumento del 7,8% su base annua.

Il Piano Famiglie, sottoscritto da ABI e associazioni di consumatori, è stato definito da Faissola una “straordinaria risposta alla crisi” che ha consentito nei primi quattro mesi di operatività di sostenere circa 20 mila famiglie, per 2,9 miliardi di valore di mutui.

Speriamo a questo punto che anche il Fondo di Solidarietà per i mutui acquisto prima casa‏ abbia finalmente attuazione, completando il quadro di aiuti alle famiglie.

2 risposte a “Piano Famiglie: una risposta alla crisi

  1. Un c/c nelle banche italiane costa almeno 150 euro l’anno,escluso costi di gestione bancomat e carta di credito.I tassi per lo scoperto sono salatissimi e quelli perl’attivo sono semplicemente redicoli.Le banche italiane all’estero,a queste condizioni,sono semplicemente fuori mercato.

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