La tempesta finanziaria che ha colpito duramente l’ economia mondiale sembra essere alla sua coda finale (purtroppo non sappiamo quanto durerà), ma gli effetti di questa catastrofe, dopo enormi danni a tutto il comparto economico e alle famiglie, sono tuttora in essere.
Stiamo vivendo un periodo di estrema incertezza – deflazione , aziende e mercato del lavoro in crisi, volatilità dei mercati finanziari, tassi di interesse praticamente nulli – quindi in questo contesto gli investitori/risparmiatori devono usare la massima cautela e prudenza nella gestione del proprio patrimonio.
Come deve comportarsi l’investitore in questo momento di crisi acuta?
Ogni investitore deve valutare innanzitutto a) il proprio profilo di propensione al rischio: ossia la percentuale del patrimonio che intende rischiare, b) la durata del mantenimento delle posizioni investite (breve termine oppure medio/lungo termine).
In questo contesto di volatilità, una posizione short del proprio investimento di rischio (azionario/derivati/strutturati ecc,) potrebbe determinare perdite di capitale al momento del realizzo.
Di converso, un investitore con un profilo di rischio basso o nullo, si dovrà orientare ad un investimento sul monetario a breve ( BOT/CCT/BTP /PCT ecc.) o sull’obbligazionario con l’auspicio, nel caso del monetario, che una ripresa dell’economia possa portare ad un aumento dei tassi di riferimento e quindi dei rendimenti.
Per quanto riguarda l’investimento obbligazionario è consigliabile rimanere su scadenze brevi perché in caso di aumento futuro dei tassi di interesse (BCE o FED ) ,si avrà una perdita sul capitale investito nel caso di un realizzo prima della scadenza naturale.
– Ricordarsi che il rendimento dell’investimento è sempre proporzionale al rischio quindi a maggiori rendimenti si associano sempre maggiori rischi ;
– Frazionare sempre il capitale da investire.
La prima cosa da fare quindi è la valutazione del rischio dei propri investimenti.
Gli investimenti si dividono in due grandi tipologie : la prima è quella del reddito fisso con minor rischio intrinseco, la seconda è quella del rendimento variabile con maggior rischio intrinseco.
REDDITO FISSO: questa categoria comprende investimenti monetari, depositi in conto corrente, titoli di Stato, Pct, investimenti obbligazionari (istituzionali o corporate).
Anche se questa tipologia d’investimento è quella che presenta una limitata pericolosità, è consigliabile accertarsi sempre sul rating assegnato all’emittente (grado di solvibilità) sia essa società quotata o Stato Sovrano.
Per esempio: se anni fa qualcuno avesse sottoscritto BOND ARGENTINI (titoli di Stato), avrebbe avuto una perdita sostanziale così come se avesse sottoscritto obbligazioni Parmalat o Cirio (Corporate).
Conoscere il rating del titolo sottostante è importante anche per la sottoscrizione di PCT, in quanto si è portati a credere che la Banca garantisce l’operazione; questo non è del tutto vero.
La “Banca”garantisce il buon esito della transazione (cosiddetto rischio di consegna) ma non la bontà del titolo acquistato a pronti dall’investitore e venduto dallo stesso a termine.
E’ vero che la maggior parte delle Banche Italiane operano su titoli dello Stato Italiano, ma è sempre meglio chiedere qual’è il titolo sottostante all’operazione di PCT e il suo rating, anche perché oggi per aumentare i rendimenti non è infrequente che il sottostante sia un titolo “Corporate”.
Cos’è il rating?
E’ un giudizio sintetico che valuta esclusivamente il rischio di credito –o rischio di controparte- che viene dato da parte di società di rating internazionali.
Si tratta di vere e proprie entità che valutano le qualità creditizie di imprese, stati, governi nazionali e soprannazionali esprimendo il proprio giudizio sotto forma di report e di un sintetico indicatore detto appunto rating.
Quindi il RATING valuta esclusivamente il RISCHIO DI CREDITO cioè la probabilità che vengano effettuati puntualmente i pagamenti di capitale e interessi previsti e si esprime in una scala che va dai valori massimi – da tripla A / doppia A/ singola A attribuiti di solito ai Governi piu’ solidi ed industrializzati o agli Enti Sovranazionali per esempio la BEI –Banca Europea degli Investimenti- al valore minimo “D” che è una situazione di mancato pagamento (es. Argentina).
L’investimento obbligazionario (salvo default dell’emittente) non determina perdite/utili in conto capitale, ma solo alla scadenza del titolo.
Nel corso della vita dell’obbligazione il valore del titolo varia ad ogni variazione dei tassi –se questi scendono dopo l’emissione il valore del titolo aumenterà – se i tassi salgono il valore del titolo scenderà.
RENDIMENTO VARIABILE: questa categoria comprende azioni, fondi investimento e prodotti strutturati.
Fondi Investimento: sono gestiti da società specializzate, le c.d. Società Gestione Risparmio (SGR) ed all’interno di questa sezione si trova una notevole quantità di tipologie di fondi con diverse qualità di investimenti e diversi gradi di rischio.
Obiettivo di queste società (SGR) consiste nell’aumentare il valore dei capitali investiti, per ridistribuirlo ai sottoscrittori del fondo comune che avranno quindi diritto ad una quota proporzionale all’investimento effettuato.
Vantaggi dei fondi investimento:
– si affida il proprio investimento a dei professionisti costantemente impegnati nella gestione del patrimonio loro affidato;
– vi è una notevole diversificazione degli investimenti, elemento spesso fondamentale ai fini del frazionamento del rischio;
– in genere i fondi non richiedono disponibilità di somme particolarmente ingenti, con possibilità di accedere al Piano di Accumulo di Capitale (PAC) con versamenti periodici.
Tipologie di fondi che è essenziale conoscere prima di sottoscrivere l’investimento che vi si propone:
1. Fondi Comuni Monetari: sono quelli con il minor grado di rischio, investono in titoli di stato (italiani o esteri) e obbligazioni con vita residua non superiore ad 1 anno.
In genere i fondi comuni monetari possono essere smobilizzati piuttosto agevolmente e di norma non hanno commissioni di ingresso e di uscita mentre sono previste commissioni di gestione del fondo (meglio farsi dire anticipatamente quanto sono).
2. Fondi Comuni Bilanciati: prevedono che una parte del patrimonio del fondo venga investito in azioni ed un’altra parte in obbligazioni. E’ necessario vedere anticipatamente il regolamento del fondo dove sono evidenziate le percentuali di investimento.
Il rischio associato a questa tipologia di fondo è in qualche modo legato alle percentuali investite in azioni e obbligazioni – aumentando la percentuale azionaria aumenta proporzionalmente il rischio.
Normalmente questo tipo di fondo investe il 20/30% in azionario ed il restante in obbligazionario.
3. Fondi Flessibili: come i fondi bilanciati i fondi flessibili comportano una parte azionaria ed una obbligazionaria; la differenza è che in questo caso la SGR dispone di completa autonomia gestionale in merito alla destinazione degli investimenti senza avere percentuali vincolanti in merito alle percentuali di investimento specifiche.
Può quindi accadere che in determinati momenti sia sopra esposto in azioni ed in altri momenti in obbligazioni.
I costi di questi fondi flessibili sono generalmente costituiti da costi di ingresso al momento dell’adesione al fondi e da costi annui di gestione.
4. Fondi dei fondi: questa tipologia prevede che il patrimonio del fondo sia investito in altri fondi comuni.
Ricorrere a questi fondi comporta generalmente un’ampia diversificazione, che non riguarda esclusivamente settori merceologici ed aree geografiche, ma avviene anche a livello di scelta dei gestori sulla base di criteri oggettivi (quali rendimenti ottenuti nel passato) e su valutazioni gestionali fornite da società di rilevazione specializzate.
In merito ai costi c’è un’ ampia varietà- dalla doppia commissione ad una commissione unica all in (tutto compreso).
Esistono poi moltissime varianti alcune delle quali :
-Paesi emergenti e mercati vari/Cina/Giappone/Asia/area euro dollaro.
-settoriali (piccole medie imprese) lusso, servizi ecc.
Rendiconto attuale: ogni fondo è obbligato a fornire annualmente:
–relazione del Consiglio Amministrazione con una descrizione generale dei trend economici dell’ultimo esercizio;
–titoli in portafoglio e la parte di patrimonio mantenuta liquida, l’andamento del fondo o dei settori in cui il fondo ha investito;
– bilancio annuale con relativa certificazione.
– benchmark, che è un parametro di riferimento con cui confrontare l’andamento del fondo e valutare il profilo di rischio; è costituito da uno o più indici di mercato, elaborati da soggetti terzi che sintetizzano l’andamento dei mercati in cui investe il fondo.
Esiste poi una miriade di prodotti finanziari e d’investimento che le banche propongono alla loro clientela, ne evidenzio 2 che vengono maggiormente proposti.
a) Etf Exchanged Traded Funds: è un tipo di fondo a gestione passiva che replica in maniera fedele la composizione di un indice azionario o un indice obbligazionario di riferimento.
Il rischio correlato a questo investimento è lo stesso dell’indice.
Se ETF è su indici obbligazionari il rischio intrinseco del prodotto è legato all’andamento dei tassi di interessi. Più variano più si rischia di perdere o di guadagnare.
b) Prodotti strutturati: ne vengono proposti di qualsiasi genere e sono legati all’andamento di un qualsiasi prodotto finanziario sottostante (future/swaps/derivati/valute/tassi di interesse, materie prime ecc).
Sono prodotti altamente rischiosi e quindi è meglio fare molta attenzione e, se si decidesse di investire in questo prodotto è consigliabile investire solo una piccola parte del proprio patrimonio.
E’ inoltre consigliabile sottoscrivere prodotti strutturati a Capitale Garantito. Questi garantiscono, a prescindere dall’andamento del prodotto sottostante, il rimborso del capitale investito (dedotte le commissioni di sottoscrizione che in alcune casi sono elevate e quindi è meglio averne conoscenza a priori), ma attenzione: la garanzia del capitale è garantita solo alla scadenza del prodotto e alla bontà dell’emittente, in caso di disinvestimento prima di tale scadenza il rendimento – positivo o negativo- è determinato dal valore del prodotto sottostante alla data del disinvestimento.
Investimento Azionario: l’ investimento in azioni contiene implicitamente una dose elevata di rischio, con possibilità di grandi guadagni ma anche di grosse perdite.
Per le persone che non sono quotidianamente sui mercati azionari e quindi senza conoscenze professionali e specifiche è assai rischioso il fai da te o investire perché consigliati da amici o conoscenti o presi dalla frenesia di facili guadagni.
E’ quindi meglio appoggiarsi alle Istituzioni preposte (banche – società di investimento serie e con buona reputazione), tenendo sempre presente l’oculatezza di investire comunque piccole percentuali del proprio risparmio.
Mosè Bonomelli, esperto di banche e finanza
Con il contributo della Direzione Generale Commercio, Fiere e Mercati della Regione Lombardia: la Direzione promuove e sostiene, nell’ambito dei propri programmi d’intervento, iniziative di tutela dei consumatori e degli utenti.
Per informazioni è possibile consultare il sito internet www.commercio.regione.lombardia.it.