Accetto con piacere l’invito della Casa del Consumatore ad occuparmi di usura e situazioni ad essa correlate, specie in considerazione della crisi finanziaria tuttora in atto, che fra gli altri ha l’effetto di acuire il disagio economico generalmente alla radice del problema in esame.
Nell’ambito della mia pluriennale attività in centri d’ascolto ed associazioni di volontariato di varia natura, peraltro, ho avuto modo di maturare la convinzione che le cd. “cause oggettive” che possono comportare il ricorso all’usura (caro-vita, perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, precarietà del lavoro, etc.) sono in genere meno determinanti dei motivi/fattori di predisposizione direttamente individuabili nel soggetto coinvolto, anche solo potenzialmente, in simili dinamiche.
Queste “cause soggettive” prodromiche al fenomeno usurario consistono fondamentalmente in una sempre più diffusa imprudenza/inconsapevolezza nella gestione delle proprie risorse, spesso indotta da filosofie/costumi esterni al soggetto, ma a tal punto accattivanti da governarne le scelte nel senso più deteriore.
Si pensi, in proposito, alla cd. “cultura dell’apparenza”, in base alla quale il singolo non rappresenta un valore in sé, ma vale per ciò che ha e che può sfoggiare: tale prospettiva, originariamente insorta nelle realtà familiari più benestanti, si è oggi insinuata – anche grazie ad una divulgazione mediatica connivente e comunque compiacente – perfino nei nuclei meno abbienti, che tendono a privilegiare l’acquisto di beni voluttuari d’immagine (vestiario, cellulari, etc.) lasciando eventualmente scoperte spese essenziali quali l’affitto e/o le utenze domestiche, nel disperato e disperante tentativo di auto-illudersi dell’assenza di difficoltà.
Si pensi, inoltre, alla sempre più concreta possibilità di differire il pagamento di quanto comperato, prima abbastanza innocuamente attraverso l’impiego di una carta di credito ad addebito posticipato, poi anche tramite il sistema delle rate, che fra l’altro trasferisce immediatamente i soli rischi, mentre la proprietà del bene compravenduto si otterrà solo dopo aver corrisposto l’ultima quota del prezzo: tale meccanismo, che riduce la percezione della spesa e dunque ne neutralizza il controllo, spinge il consumatore meno avveduto alla moltiplicazione imponderata degli acquisti, con la conseguenza di cumulare diverse posizioni debitorie alle quali sarà sempre più difficile far fronte stante la finitezza del reddito disponibile.
Si pensi, ancora, alla crescente offerta di credito al consumo, evidentemente collegata alla disperata esigenza di liquidi conseguente all’indebitamento indiscriminato appena descritto, il tutto con effetti ulteriormente deresponsabilizzanti per l’aspirante acquirente: la possibilità di contrarre mutui presso le banche in principio, per poi passare a finanziarie che arrivano ad applicare tassi d’interesse vicini all’usura, se da un lato fornisce una boccata d’ossigeno alle economie domestiche più in sofferenza, dall’altro finisce per assuefare il consumatore al cd. “credito facile” (da ottenere, non da restituire), sovente erogato – e dichiaratamente! – anche ai “cattivi pagatori”, sebbene per pregressa esperienza abbiano già inequivocabilmente manifestato difficoltà di rientro.
Si pensi, infine, alla dilagante tendenza al gioco e alla scommessa, che ormai spazia dalle sale bingo alle tradizionali estrazioni di lotti, enalotti e lotterie a scadenza o istantanee, fino all’impressionante mole di video-poker e slot-machines che infesta ormai tutti i bar in attività, per non parlare poi delle vincite milionarie totalizzabili accaparrandosi il “pacco giusto” in televisione… Più che sul lavoro, insomma, la Repubblica Italiana sembra sempre più fondata sull’azzardo e sulla cabala, specie oggi laddove – in tempo di crisi occupazionale… – anziché progettare un’incisiva riforma del mondo del lavoro si istituisce un nuovo gioco che promette quattromila euro ogni mese per vent’anni!!! Questa logica malsana della soluzione ai problemi economici riposta in un improbabile, se non impossibile, colpo di fortuna, squallidamente trasmessa da uno Stato che ha individuato nel gioco d’azzardo una delle proprie fonti di reddito, ha l’effetto di sgretolare l’idea per cui il denaro promana dall’impegno e dal lavoro di ciascuno, con l’immediato corollario che nessuno può spingersi ad acquistare oltre le proprie disponibilità.
Al di là della sacrosanta normativa penale, che – con i limiti in termini di efficienza addebitabili alla fase processuale – tende a colpire chi pratica attività usuraria, ho inteso in questa sede approfondire gli aspetti socio/politico/economici che rappresentano il miglior terreno di coltura del fenomeno, nel malcelato tentativo di contribuire a quell’opera di formazione/educazione al consumo responsabile che dell’associazionismo consumeristico costituisce lo scopo al contempo più nobile, più complesso e potenzialmente più soddisfacente (Res severa verum gaudium scriveva Seneca, del resto).
Matteo Moretti, Docente Universitario di Diritto dell’Economia ed attivista Antiusura
Con il contributo della Direzione Generale Commercio, Fiere e Mercati della Regione Lombardia: la Direzione promuove e sostiene, nell’ambito dei propri programmi d’intervento, iniziative di tutela dei consumatori e degli utenti.
Per informazioni è possibile consultare il sito internet www.commercio.regione.lombardia.it.