Mentre sale l’allarme OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si discute se l’umanità si trovi al cospetto di un’epidemia o di una pandemia. Per alcuni esperti in materia ci vorranno almeno due settimane per risolvere il rebus e capire se l’impennata della febbre suina verificatasi nel mese di aprile sia l’apice dell’epidemia (come tutti sperano) o il presagio della temuta pandemia. Per il professor Layne il virus A/H1N1 ha tra i suoi componenti un ceppo genetico simile alla quello della Spagnola, influenza esplosa nel 1918 che causò tra i 50 e i 100 milioni di morti. La grande incognita dunque è se l’epidemia è destinata a esaursi da sola come è successo nel caso della SARS, dell’influenza aviaria, o a esplodere in una pandemia come è successo per la Spagnola del 1918. Fortunatamente in Italia pare non sia stato ancora individuato il cosiddetto paziente zero ovvero la prima vittima di ogni epidemia. Non è però il caso di preoccuparsi perché è ancora in corso il dibattito tra Istituzioni e Stati sul nome da dare al nuovo virus. Alcuni Stati hanno annunciato che continueranno a chiamare il virus febbre suina, altri preferiscono parlare di febbre messicana. La Commissione Europea ha proposto di chiamare il virus “nuova influenza” per evitare danni agli allevatori anche se il nome potrebbe generare confusioni. Basterà in tal caso prendere una “nuova aspirina” per debellare il virus?