Fondo Salva Casa all’asta: buona notizia o spot elettorale?

Il Governo, su proposta del sen. Daniele Pesco, ha approvato una norma che prevede la possibilità di creare dei Fondi d’investimento che acquistino crediti dalle banche, o da altri fondi speculativi, e relative a posizioni di debitori che non sono stati in grado di pagare il proprio mutuo ed ora si ritrovano la propria casa all’asta. Lo scopo del fondo sarà quello di dare poi in locazione l’immobile alla famiglia del debitore con la possibilità, in un tempo non superiore ai 15 anni, di riacquistare la propria abitazione. Continua a leggere per saperne di più.La proposta è stata presentata in Senato in occasione di un convegno promosso dallo stesso sen. Pesco e da alcune associazioni, tra le quali una famosa in Italia per aver promosso una serie di cause, grazie all’ausilio di una società di multi-level marketing, nei confronti delle banche, non sempre finite nel migliore dei modi.
Serviva però una legge per promuovere un Fondo che salvi chi ha la casa all’asta? Forse no. A detta dello stesso promotore sen. Pesco: “non serve una normativa particolare ma solo di persone, come quelle cha abbiamo conosciuto oggi, che hanno il desiderio di dare un minimo di conforto a queste famiglie che senza colpa stanno avendo a che fare col mondo delle aste giudiziarie.

Chi si trova in una situazione debitoria compromessa è persona facilmente vulnerabile e potrebbe accettare qualsiasi soluzione, non addeguamente ponderata, pur di non veder persa la propria abitazione.

Ricordiamo che la soluzione approvata dal Governo non ha alcuna caratteristica che possa essere definita quale novità per il debitore. La maggior parte delle sofferenze bancarie sono in mano ai fondi d’investimento che li hanno acquistati, a suo tempo, dalle banche.
Oggi qualsiasi fondo che acquista crediti deteriorati sarebbe libero di attuare una politica di rientro dei debitori evitando l’asta immobiliare. I crediti, questi fondi, possono gestirli come meglio credono e la proposta innovativa potrebbe essere quella di istituire dei tavoli di conciliazione, con le Associazioni dei Consumatori, tra Fondi d’Investimento e debitori al fine di trovare soluzioni transattive gestendo le posizioni meritevoli e di indebitamento non colpevole.

Per incentivare la realizzazione di fondi d’investimento Salva Casa, oggi mancano sconti fiscali alla finanza definita di social impact, ovvero quel sistema finanziario che si pone quale obbiettivo sia la redditività dell’investimento ma anche la soluzione del problema sociale. La novella legislativa nulla dice in merito a possibili agevolazioni fiscali (che sarebbe stata la vera novità) e non pone sul piatto neanche un euro. Concede solamente l’esenzione dal pagare l’IMU nel caso in cui l’immobile sia stato acquistato da una REOCO (n.d.r. quel tipo di società emanazione dei fondi, che operano sugli immobili in asta dove creditore sia lo stesso Fondo d’Investimento detentore del credito) e poi concessa in affitto al debitore.

Nello stesso periodo, per la Banca Popolare di Bari, sono stati messi sul piatto 900 milioni di euro mentre lo Stato per i più deboli trasferisce sui privati l’onere di provvedervi. Purtroppo, quando il debito è piccolo il problema rimane in capo al debitore mentre se il debitore è importante allora il problema diventa di sistema e la politica corre in soccorso.

Qualche timore sulla bontà dell’operazione lo possiamo nutrire se si legge che tra i promotori privati dell’iniziativa compaiono illustri associazioni ma anche società specializzate nel recupero crediti oltre a personaggi raccontati in un servizio della giornalista Francesca Sironi dell’Espresso dal titolo: “Usurati ed Ingannati. Storie di ordinari raggiri”. . 

In particolar modo, la legge nulla dice in merito a quale sarà la percentuale massima consentita per il canone di locazione del soggetto debitore, cosa che ad esempio viene ben normato dalla legge sul canone concordato. Nessun cenno viene fatto sull’eventualità che i canoni di locazione possano essere in parte scomputati dal prezzo finale di riacquisto dell’immobile.

Tace sul valore massimo, di riacquisto dell’immobile da parte del debitore, norma necessaria al fine di evitare che operazioni, dalla facciata etica, siano poi altamente speculative nei fatti. Infine dispensa, il debitore che ha posto in essere abusi edilizi, dal produrre la documentazione urbanistico catastale, ma, nei fatti, posticipando il problema al momento del riacquisto quando si potrebbe avverare ad una lievitazione del prezzo della propria casa dovuto ai costi che dovrà affrontare il Fondo per rivendergli l’immobile. 

Rimane il rammarico che la legge non abbia visto l’occasione di confronto con tutti gli attori del terzo settore e degli operatori specializzati, mediante anche audizioni parlamentari.

 

Articolo realizzato nell’ambito del Progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – Direzione generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese – avviso n. 3/2020.

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