Parità uomo-donna: vietata ogni discriminazione nell’accesso a beni e servizi

Il tipico settore nel quale siamo abituati a riscontrare molti e frequenti casi di discriminazione in base al sesso è sicuramente quello del lavoro. Tuttavia non è l’unico. Per raggiungere le c.d. “pari opportunità” molto si è fatto negli ultimi anni, ma tanto rimane ancora da fare.
La Direttiva europea n. 2004/113 si è occupata dell’accesso e della fornitura di beni e servizi, con particolare riferimento a quelli assicurativi e finanziari, sanzionando tutti i casi in cui, sulla base di una discriminazione sessuale, viene opposto un rifiuto di fornire un bene/servizio oppure la fornitura viene concessa ma a condizioni meno favorevoli per gli individui di uno dei due sessi.

L’Italia ha provveduto a recepire tale direttiva con il D.lgs. n. 196/2007 inserendo alcuni nuovi articoli all’interno del Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (D.lgs. n. 198/2006).
In sostanza dal 2007 non è più possibile tenere conto del sesso quale fattore di calcolo dei premi e delle prestazioni in ambito assicurativo e finanziario, se ciò determina differenze ingiustificate nei premi e nelle prestazioni stesse. In particolare tali differenze non possono essere motivate sulla base dei costi inerenti alla gravidanza e alla maternità. Sono, tuttavia, consentite differenze individuali qualora il fattore sesso sia determinante nella valutazione dei rischi, purché siano fondate su dati statistici pertinenti e accurati.
Da parte sua, l’Isvap (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private) ha di recente emanato un Regolamento di attuazione della normativa. Nello specifico l’istituto esercita i suoi poteri ed effettua le attività necessarie per garantire che le differenze nei premi e nelle prestazioni abbiamo a fondamento dati affidabili, inoltre si impegna a raccogliere, pubblicare ed aggiornare i dati relativi all’utilizzo del sesso quale fattore determinante nella valutazione dei rischi.
Infine, presso il Ministero delle pari opportunità è stato istituito un apposito ufficio che ha compiti di promozione, analisi, controllo e sostegno della parità di trattamento.
Se riscontrate ingiustificate discriminazioni sessuali in questo settore come in altri, potrete rivolgervi a tale organo.
In particolare, scrivendo all’indirizzo e-mail pabs@governo.it potrete fare segnalazioni di casi di presunta discriminazione, indicare prassi o comportamenti potenzialmente discriminatori ed in generale scrivere le riflessioni e i suggerimenti che ritenete opportuni per eliminare episodi di discriminazione sessuale per tutto ciò che riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
Insomma, al giorno d’oggi episodi di discriminazione sessuale non sono decisamente più accettabili, ma per realizzare un’effettiva parità uomo-donna è necessaria la collaborazione di tutti.
Quindi bando all’indifferenza, diamoci da fare per un’uguaglianza effettiva e non solo formale.

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