Telemarketing e vendite porta a porta: possiamo ripensarci!

 

Per i contratti stipulati telefonicamente, così come per tutti i contratti a distanza, per quelli conclusi in casa del cliente e per i contratti negoziati fuori dei locali commerciali, vige una particolare disciplina in materia di diritto di recesso, prevista dagli artt. 64 e segg. del codice del consumo.
In questi casi, infatti, noi consumatori corriamo il rischio di essere “allettati” da particolari offerte o promozioni e di fare scelte affrettate senza renderci conto dell’effettiva convenienza e utilità dei prodotti/servizi che acquistiamo. È per questo che il legislatore ha considerato l’eventualità di avere un ripensamento ed ha previsto la possibilità di recedere da questo tipo di contratti senza alcuna penalità e senza doverne specificare le motivazioni.
Non è necessario perciò dimostrare difetti di funzionamento o altri vizi del prodotto: possiamo esercitare il nostro diritto di recesso anche semplicemente perché il prodotto non ci piace più.
Ovviamente la possibilità di recedere è circoscritta entro un termine, che è di dieci giorni lavorativi. Il computo va fatto non contando né il primo giorno né il sabato, la domenica e gli altri giorni di festa. Esempio: il giorno 1 ottobre ricevo a casa un articolo acquistato su internet. Non dovrò calcolare né il lunedì 1 né i successivi sabati e domeniche: il termine scadrà perciò il lunedì 15 ottobre, cioè entro quel giorno dovrò andare in posta e inviare la raccomandata con cui comunico il mio recesso (non usate altri termini tipo annullamento, disdetta o rescissione perché sono sbagliati e possono dare adito a interpretazioni incerte). 


Il termine di dieci giorni lavorativi si applica peraltro solo se il venditore ha provveduto, prima della conclusione del contratto, a informare correttamente ed in modo esauriente l’acquirente relativamente a possibilità, modalità e tempi di esercizio del diritto di recesso, indicando anche l’indirizzo al quale deve essere restituita la merce se già consegnata.
In caso contrario il termine sarà di tre mesi per i contratti a distanza (es. telemarkenting) e di due mesi per i contratti negoziati fuori dei locali commerciali (es. vendite porta a porta). In questo caso il calcolo è più semplice: se, come nell’esempio di sopra, ho ricevuto il bene l’1 ottobre avrò tempo per recedere sino al successivo 1 dicembre o 1 gennaio.
Per i contratti a distanza il termine decorre dal giorno di ricevimento dei beni oppure, se si tratta di servizi, dal giorno della conclusione del contratto, a meno che la fornitura non sia già iniziata prima della scadenza del termine con l’accordo del cliente.
Per il secondo tipo di contratti il termine decorre dalla data di sottoscrizione della nota d’ordine contenente le informazioni oppure dal ricevimento delle informazioni stesse, a condizione che il prodotto sia stato mostrato o illustrato preventivamente al consumatore. Nel caso, invece, sia stato mostrato un prodotto diverso da quello oggetto del contratto, il termine decorrerà dalla data di ricevimento della merce. Inoltre per i servizi bisogna fare riferimento al giorno della conclusione del contratto.
Per recedere è necessario inviare alla sede del venditore una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno (eventualmente anticipata via fax, con e-mail o altro) e restituire la merce eventualmente già ricevuta. Il venditore sarà così obbligato a restituire l’eventuale caparra o prezzo già pagato, entro trenta giorni dalla data in cui ha avuto conoscenza del recesso del cliente.
È importante sapere che va considerata nulla qualsiasi clausola contrattuale che preveda limiti al rimborso delle somme già versate dal consumatore in conseguenza dell’esercizio di tale diritto.
L’unico limite al diritto di recesso è che non si può esercitare per i contratti che hanno un valore inferiore a 26 euro.
Inoltre nel caso di restituzione della merce, è necessario che i beni si trovino in “normale stato di conservazione”. Questo significa che devono essere stati custoditi ed eventualmente adoperati con l’uso della normale diligenza.
Ricordiamo poi che le uniche spese che possono essere poste a carico del consumatore sono esclusivamente quelle di restituzione.

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